7.5
- Band: VARATHRON
- Durata: 01:17:32
- Disponibile dal: 25/09/2020
- Etichetta:
- Agonia Records
Trent’anni sugli scudi, alfieri di una schiera infernale di band dedite alle sonorità più nere: i Varathron celebrano la loro carriera, rilasciando per la prima volta, sotto l’egida di Agonia Records, un live album. Registrato il 4 Agosto 2019 a São Paulo durante l’ultima data del “30 Years Of Darkness Tour”, il concerto in questione è uno spaccato del corroborante, rinnovato stato di grazia della band greca, supportata da un pubblico entusiasta. Già dall’iniziale “Ouroboros Dweller”, è infatti possibile percepire la ritrovata energia di Necroabyssius e compagni, rimasta sopita per anni e poi sgorgata nuovamente fuori con l’uscita di “Untrodden Corridors Of Hades”.
Nonostante una resa audio leggermente appiattita, “Glorification Under The Latin Moon” si rivela interessante soprattutto guardando alla setlist, che vede, accanto ai prevedibili estratti dall’ultimo, splendido “Patriarchs Of Evil” (che i greci stavano appunto promuovendo in quel periodo) ed un paio di chicche (tra cui “Cassiopeia’s Ode”, intatta nella propria tragica atmosfera), la riproposizione per intero del loro primo full-length, “His Majesty At The Swamp”, vero e proprio oggetto di culto da parte degli appassionati dell’underground più estremo. L’album in questione – ma in realtà un po’ tutti i pezzi – risulta ancora più incattivito e muscolare, grazie anche ad un corposo spessore tanto della voce del mastermind (in grado di passare da strozzate urla teatrali come in “Son Of The Moon” ad un growl possente) quanto delle chitarre, capaci di ripercorrere con bridge ed assoli la creazione di quel particolare suono tipico della scuola black metal ellenica, insieme cantilenante, urticante, melodioso ed epico.
L’ora e un quarto di concerto scorre impetuosa e tiratissima (c’è da ringraziare la sezione ritmica di Stratos ed Haris, migliori dei fabbri ferrai nelle fucine di guerra), macinando in una cavalcata luciferina e bestiale il trittico “Nightly Kingdoms”/”Lustful Father”/”Flowers Of My Youth” senza mollare mai il tiro, ma mostrando l’inestinguibile energia che spetta agli adepti di Satana, concludendosi, dopo la lunga “The Tressrising Of Nyarlathotep” con l’encore al fulmicotone di “Genesis Of Apocryphal Desire”, suonata in un parossismo di violenza e velocità in cui percepiamo – pur senza vederlo – il muro di sudore, urla belluine e botte da orbi del pubblico sottostante, giusto tributo a trent’anni di genuino e blasfemo black metal. Speriamo bruci per altrettanto tempo.