8.0
- Band: VARATHRON
- Durata: 00:48:46
- Disponibile dal: 01/12/2023
- Etichetta:
- Agonia Records
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State tranquilli: se siete, come chi scrive, tra quelli che hanno guardato con preoccupazione allo stato di salute dei decani della scena black metal greca, specialmente se si pensano alle chine discendenti intraprese da Sakis Tolis, solista o con i Rotting Christ o alla prima (e speriamo ultima, con quella scarsità di contenuti) uscita di The Magus, ci pensano i Varathron a risollevare gli animi con un disco impregnato della fiamma più nera dell’Inferno.
Tale fuoco blasfemo arde – e forte! – nelle vene di Stefan Necroabyssious e soci: dopo trentacinque anni come immarcescibili alfieri delle schiere di Lucifero un minimo di stanchezza sarebbe pure normale da riscontrare… e invece basta l’inizio di “Ascension” per spazzare via qualsiasi dubbio sullo stato di grazia dei Varathron nel 2023.
“The Crimson Temple” è, per farla breve, un disco solido, quadrato e malvagio, capace di prendere a manate in faccia pure il diavolo in persona, figurarsi le nostre orecchie. Ciascuno degli episodi di cui è composto è una splendida, magistrale riconferma di come la formazione greca sia rinata da “Untrodden Corridors Of Hades” in poi, passando per l’acclamato (e a ragione) “Patriarchs Of Evil” e arrivando ad oggi con una strafottente – e diremmo meritata – sicurezza nel mantenere al sicuro il proprio posto nel pantheon della scena black ellenica.
C’è davvero tutto quello che volevamo sentire: un equilibrio esemplare, codificato eppure ancora freschissimo, tra violenza, melodie e epos eroico, ad esempio sintetizzato a puntino nella finale “Constellation of the Archons”; l’inconfondibile suono di chitarra, qui a cura della premiata ditta Achilleas C (anche alle tastiere)/Sotiris, che ha segnato la morfologia dell’intero genere, in alcuni casi ibridato con sonorità orientaleggianti o comunque tipiche del folklore locale come in “Hegemony of Chaos”, in altri epico e belluino – con l’accoppiata “Cimmerian Priesthood”/”Sinners of the Crimson Temple” a suggellare un sodalizio tra le suggestioni mistiche del black metal di zona più novantiano e un amore per l’heavy metal degli anni Ottanta; un comparto ritmico firmato ancora una volta Stratos/Haris capace di tirare dritto senza guardare in faccia a nessuno (“Immortal Regnum Diaboli”, ma anche la batteria circolare di “Shrouds of the Miasmic Winds”), con picchi di belluinità urticante nei colpi di “Swamp King”; ed infine, un Necroabyssious che sembra davvero essersi abbeverato a qualche fonte sulfurea, visto che da ciascuno dei suoi latrati trasuda un’energia (impiegata qui ma anche in altre formazioni, Zaratus tra gli ultimi) eccezionale.
Non servono per forza innovazione e sperimentazione per scrivere un disco ‘speciale’: qui è stato necessario martellare sulle fondamenta del genere con la furia dei fabbri ferrai del Tartaro per forgiare quarantotto minuti di musica nera e mordace; certo, forse leggermente inferiore ai due full-length precedenti, ma davvero, credeteci, è questione di lana caprina.
Da parte nostra non possiamo che applaudire l’ennesimo centro di un gruppo immarcescibile e a quanto pare inossidabile: “The Crimson Temple”, vestito dalla mano blasfema e inconfondibile di Paolo Girardi nella copertina, entra direttissimo nella nostra classifica di fine anno. Siamo contenti di poterlo dire, finalmente: lasciate perdere tutto il resto, e correte ad ascoltarvelo.