7.0
- Band: VARG
- Durata: 00:44:43
- Disponibile dal: 13/10/2023
- Etichetta:
- Napalm Records
Spotify:
Apple Music:
È un caso che, nello stesso anno del ritorno degli Skálmöld e dei Finterforst, segua a ruota un altro gruppo che negli scorsi anni si era affermato all’interno della variegata scena cosiddetta ‘pagan’ metal? A tre anni da “Zeichen”, ritroviamo infatti i Varg con questo nuovo “Ewige Wacht”, con una line-up ormai consolidata dopo gli ultimi cambi di formazione e guidata sempre dall’immarcescibile Phillip ‘Freki’ Seiler.
Unico membro della formazione a cambiare, infatti, è il batterista: con questo disco vediamo dietro alle pelli Rohgarr, già noto per essere anche il nuovo rullante dei Die Apokalyptischen Reiter.
Rispetto al disco precedente, dunque, ci sono pochissimi cambiamenti: i Varg sembrano aver reimbroccato le loro origini, abbandonando la sterzata quasi metalcore dei dischi usciti a fine 2010 e ritrovando una nuova linfa folkeggiante, in particolare grazie alla bella voce femminile di Fylgja e al riffing di Morkai che, ricordiamo, suona anche nei power metaller Victorious.
“Ewige Wacht” sermbra uno di quei dischi che uscivano a frotte nel periodo dell’eplosione del folk metal, ma suonato con una genuinità che finisce per coinvolgere l’ascoltatore: ritornelli potenti e sfuriate death metal si alternano sin dalla prima “Immer Treu”, supportate da un riffing festaiolo e folkeggiante; non mancano pezzi più cadenzati come “Fylgja”, caratterizzata dall’alternarsi della roca voce di Freki a quella dolce e lirica della cantante che ha dato il suo soprannome al pezzo, e la bellissima “Eisenseite”, dove citazioni agli Heilung si mescolando sapientemente con un inno per accompagnare i guerrieri in battaglia. Gli stessi che si perdono poi nelle ombre, accompagnati dalle chitarre di Morkai e Garm, capaci di confezionare anche dei buonissimi assoli, sovrastando cataste di nemici caduti in pezzi come “Hammer” e nella mitologica “Morgenrot”. “Siegreiches Heer” ci riporta sui tavoli di una taverna a brindare alla vittoria grazie al suo giro di chitarra folkeggiante, mentre il tutto si chiude sulla solenne epicità della title-track.
C’è poco da dire: se siete orfani di queste sonorità e cercate un disco ben suonato, in linea con i gruppi citati all’inizio della recensione, “Ewige Wacht” potrebbe sorprendervi positivamente. Il buon Freki è riuscito a ridare lustro al suo progetto circondandosi di musicisti più che competenti e in grado di assemblare un disco dignitosissimo, nonostante l’era dei corni alzati al cielo e delle persone in kilt ai concerti sia finita da un pezzo: come sempre in bilico fra ispirazioni folk e tematiche mitologiche, i Varg hanno vinto l’ennesima battaglia contro il tempo.