6.5
- Band: VARG
- Durata: 00:54:27
- Disponibile dal: 05/10/2012
- Etichetta:
- Noiseart Records
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Non cedono terreno i teutonici Varg, formazione pagan/black della Baviera che oramai dal 2007 propone album in lingua madre con l’esorbitante cadenza di quasi un’uscita l’anno. “Guten Tag” è infatti la quarta uscita per questa band e, come promesso dalle truci facce dipinte di rosso e blu che troviamo sulle immagini promozionali, gronda sapori pagani e folkloristici da tutte le parti. E pensare che, almeno liricamente, il quartetto tedesco si allontana abbastanza dalle tematiche norrene che rappresentano oramai la tematica basilare del genere… per quello che la nostra limitata conoscenza della lingua tedesca ci permette di capire, i testi dei Varg toccano spesso anche la politica e comunque situazioni sociali moderne, in uno stile che forse si adatterebbe più ai Fear Factory che ad una pagan band, peraltro con un immagine ‘standardizzata’ al genere come la loro. Abbiamo volutamente parlato di questa piccola incongruenza stilistica per introdurre un più interessante discorso sulla musica contenuta in queste tredici tracce, musica che anch’essa si mostra declinata su più facce conviventi all’interno di un unico sound. Grossolanamente, possiamo segnalare due matrici principali per descrivere il suono di “Guten Tag”: la prima radice affonda pesantemente nelle sonorità folk di Fintroll, Eleuveite e Koorpiklani, mentre la seconda, predominante, radice preferisce robuste iniezioni di death metal melodico, alla primi Children of Bodom per intenderci, fino a scomodare realtà come gli Amon Amarth. Il loro metal estremo picchia duro dunque, forte di una produzione scintillante e pulita, che esalta il massiccio muro delle chitarre per un risultato dall’alta dinamicità. I riff delle sei corde sono supportate con precisione da una buona base ritmica, che forse rappresenta l’aspetto che più di tutti si allontana dal black per abbracciare il death: quasi assenti risultano infatti i classici passaggi in blast-beat, preferendo per la batteria un approccio comunque veloce ma decisamente più fisico e variegato. Arrangiamenti e tastiere sono ridotti al minino, se non del tutto assenti, e anche in quelle canzoni che strappano melodie al folklore nordico (“Anti”,”Angriff”) queste ultime risultano essere affidate alla buona coppia di asce presente piuttosto che ad altri strumenti. A questo insolito matrimonio tra black e death partecipano poi altre piccole influenze esterne in grado di regalarci qualche canzone inaspettata, come la quasi industrial “Wa Nicht Darf”, che per il riff iniziale deve sicuramente molto di più al metal classico o al thrash che alla minimalità del black. “Guten Tag” è tutto sommato un album piacevole, che piacerà forse più agli amanti della musica più fisica e robusta che agli adoratori dei barocchismi del sinfonico, un album che si presta ad un ascolto piacevole e disimpegnato e che ci presenta senza favoritismi due aspetti diversi di uno stesso genere musicale. Parlando dei singoli pezzi, concludiamo ponendo una nota particolare su “A Thousand Eyes”, pregevolissimo e non scontato pezzo di musica estrema ad ampio spettro, al cui complesso ordito partecipano anche ospiti provenienti da Koorpiklaani e Eleuveite. Carino.