8.5
- Band: VEMOD
- Durata: 00:48:26
- Disponibile dal: 19/01/2024
- Etichetta:
- Prophecy Productions
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Quando parliamo dei norvegesi Vemod, parliamo di ben dodici anni da “Venter På Stormene”, un full unico (più una manciata di altri pezzi precedenti) che deve però aver lasciato diversi affezionati ricordi nelle persone, in quanto abbiamo potuto osservare chiaramente l’onda crescente di interesse, man mano che si avvicinava l’uscita di questo nuovissimo “The Deepening”.
Lo diciamo spesso: con un’offerta così affollata è abbastanza normale che opere di valore, ‘vecchie’ di solo cinque o sei mesi, vengano seppellite e quasi dimenticate da dozzine di altre release, con il solo risultato di accorciarne inevitabilmente la visibilità e la vita. Senza contare – altra riflessione che ci siamo ritrovati a fare più volte – come l’ascolto prolungato ed approfondito per gli appassionati sia diventato sempre più difficile, in una sorta di continuo (ed un po’ infernale) nastro trasportatore di chapliniana memoria sempre in movimento. E’ un sistema che conosciamo tutti e che ovviamente le piattaforme di streaming alimentano, proponendoci infinite novità ma anche plasmando ascolti probabilmente sempre più superficiali.
Eppure, qualcuno deve essersi ricordato dei Vemod, in qualche modo, nonostante il mondo musicale del 2024 sia ben diverso da quello del 2012.
Da parte nostra lo attendevamo, “The Deepening”, anche se con un po’ di rassegnazione, dopo tra l’altro aver visto la band farsi viva almeno un po’ sul palco (per esempio al bellissimo Prophecy Fest nel 2019), ma sospettando che nei norvegesi ci fosse una filosofia di base votata alla lentezza. Se poi ci aggiungiamo lo stop pandemico, il quadro è ben presto chiaro.
Per una volta possiamo dirlo però: ne è valsa la pena. “The Deepening” non mostra una identità molto diversa dal passato, per i Vemod, ma sicuramente aggiornata. La lunghissima “De Guder Dod” parte esattamente con le coordinate di base di sempre, influenzata da entità ormai mitologiche come vecchi Emperor, Darkthrone, In The Woods e soprattutto la solennità di un Burzum, ma a metà strada si reinventa accelerando su un percorso deliziosamente blackgaze e post-black, ricongiungendo a modo nostro due mondi che ormai si distinguono sempre meno.
Notiamo anche subito un passo in avanti definito nella produzione, aggiornata e più nitida, dove guadagna soprattutto l’interpretazione vocale di E. Blix, più comprensibile rispetto al passato. Nonostante il netto cambio di atmosfera a metà brano, “De Guder Dod” mostra un’anima unica e la curiosità di vedere come si muoveranno gli altri brani aumenta. Anche stavolta, i Vemod ci propongono lunghissime composizioni, arricchite se vogliamo da intro e da un intermezzo atmosferici, ma impongono nuovamente la loro visione artistica su brani volutamente ripetitivi e carichi di suggestioni.
Certo, in “Venter På Stormene” non abbiamo mai avuto un episodio dal sapore così rock come “Inn I Lysende Natt”, ma ci rendiamo conto subito che non ci dispiace: dopo ripetuti ed insistiti ascolti “The Deepening” si è spostato verso lidi più morbidi, ma non tradisce uno spirito nero e riflessivo come in passato.
E’, quindi, ancora black metal quello dei Vemod? Sì. E’ ancora efficace a solleticare uno spirito riflessivo? Sì. E’ un disco che si erge contro ascolti di corsa, singoli da playlist e musica pianificata e confezionata da algoritmi? Ci piace pensare che lo sia e quando arrivano i cori puliti (deliziosamente Alcest) della conclusiva title-track, alziamo il volume e chiudiamo fuori il mondo fatto di notifiche e ritmi serrati per qualche altro minuto. Ci basta così. Bentornati.