7.5
- Band: VENOM INC.
- Durata: 01:02:18
- Disponibile dal: 11/08/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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In principio erano i Venom ed i Venom erano il Black Metal. Sporco, grezzo, cattivo, ignorante. Ma i Venom erano soprattutto Cronos, nonostante i veri fondatori del gruppo fossero Mantas e Abaddon. Un dato non di poco conto che, dopo i tre capisaldi del genere, “Welcome To Hell”, “In League With Satan” e “At War With Satan”, venne inevitabilmente a galla, generando una serie infinita di spaccature e rinnovamenti. Tra i tanti cambiamenti avvenuti, nel 1988 arrivò un certo Tony ‘Demolition Man’ Dolan nelle vesti di cantante e bassista, proprio a sostituzione dello stesso Cronos. E fu proprio con Dolan che l’accoppiata Mantas-Abaddon realizzò “Prime Evil”: ottimo, ma sottovalutato, esempio di thrash metal che si discostava parecchio dalle sonorità primordiali dei Venom, anche per una sostanziale pulizia del sound. Svolta che, nonostante avesse portato una buona dose di grinta ad un gruppo appena ripresosi dallo scioglimento, fece storcere il naso ai fan più accaniti. Il trio, tuttavia, si sgretolò dopo cinque anni e tre album prodotti. Così sino al 2010 quando il buon Tony si ritrovò con Mantas per l’esperimento, parzialmente riuscito, chiamato M-Pire Of Evil. Per la reunion definitiva però, mancava ancora un elemento: fu in occasione del Keep It True Festival del 2015 che Abaddon si unì ai vecchi compagni, per ricostituire quella fetta di storia ‘venomiana’ che, da quel giorno, prese il nome di Venom Inc., lasciando così a Cronos il ‘titolo’ originale. Un premessa lunga ma doverosa che ha portato i nostri, dopo numerosi live, al tanto atteso debutto. “Avé”, e non poteva chiamarsi altrimenti. Un saluto, un benvenuto a tutti, per quello che sarà un viaggio ‘infernale’, tra un girone borchiato dall’heavy più classico ed un altro graffiato da ritmi più tellurici in cui la chiave thrash spazza via ogni cosa. Un’ora di metal roccioso e granitico ma anche tecnico e pulito, portando su disco tutta l’energia sprigionata negli show, confermando come il passato, ormai, possa essere definitivamente considerato un’altra storia. Ma veniamo a noi. E’ la celestiale ‘Ave Maria’ di Schubert ad aprire il portone degli abissi; la dolce voce della soprano ha comunque poca fortuna visto che il grugnito di Dolan prende subito il sopravvento dando il via all’opener “Avé Satanas”. Lanciato come secondo singolo, il brano si snoda come un vero e proprio inno a Lucifero, sì coinvolgente e pronto per essere sfoggiato nei prossimi live ma forse un po’ troppo cadenzato e sicuramente troppo lungo. Altro girone, altro stile: è la chitarra di Mantas ad ergersi protagonista in “Forged In Hell” in cui, oltre a sfoggiare riff classici, gioca a fare il diavolo a quattro con le ritmiche imposte dal compagno Abaddon, in quello che si raffigura come un autentico inseguimento tra le spire diaboliche nel regno degli inferi. La mazzata in testa è però dietro l’angolo e “Metal We Bleed” atterra diretta per servirci quanto appena richiesto: prendete la ‘ruffianaggine’ dei Motörhead ed abbinatela alla carica teutonica dei Destruction, soprattutto in sede di ritornello, ed avrete una perfetta botta sonora dedicata a tutti gli amanti dell’headbanging. Alla terremotante doppietta fa da contraltare “Dein Fleisch”, pezzo strano, dal sapore quasi industrial, che si discosta totalmente da quanto sinora ascoltato. Condito da un video ‘così così’, risulta a conti fatti il brano più debole dell’intero lotto proposto: ci chiediamo quindi cosa abbia spinto Dolan e soci a proporlo come primo singolo del nuovo full-length. Con “Blood Stained”, il cui inizio rimanda per un attimo a “Judas Rising” dei Judas Priest, torniamo alle sonorità più classiche, senza comunque ricevere quella scossa adrenalinica che ci saremmo attesi dopo il mezzo ‘passo falso’ precedente. Scossa che arriva puntuale con “Time To Die”: Tony, Jeff e Anthony sguinzagliano dai rispettivi strumenti tutta la loro furia, avvolta comunque da una pluridecennale esperienza che porta il brano ad essere un’ottima dimostrazione di thrash tecnico e nello stesso avvolgente. Sono ancora richiami ‘motoreidiani’ quelli inseriti in “The Evil Dead”, pezzo non così trascinante ma che si lascia ascoltare volentieri, anche per l’assolo centrale del buon Mantas le cui capacità, ma non c’era bisogno di sottolinearlo certamente qui, sono state spesso sottovalutate. La corsa infernale prende una pausa con “Preacher Man”, song più introspettiva, cadenzata, a tratti prog, in cui l’ugola ‘cartavetrosa’ di Tony Dolan copre l’orecchiabilità sonora portata avanti dai compagni di viaggio. Un lungo respiro prima di un’altra trapanata tra i denti a firma “War”: una denuncia feroce e tirata contro la pazzia della guerra; ritmi sostenuti a cui si aggancia una trascinante parte strumentale prima di riprendere il refrain principale. E se “I Kneel To No God” s’inserisce come il classico brano senza infamia e senza lode, arriviamo così al termine della nostra discesa agli inferi; giungiamo al punto nevralgico dell’orda malefica, faccia a faccia con Satana. E qui cosa abbiamo? Un intro di basso, seguito dall’entrata in scena prepotente di Abbadon, per quella che potrebbe essere una tipica Motörhead-song suonata alla perfezione da tre veterani del genere. Semplicemente “Black N Roll” a chiudere un attesissimo, quanto trascinante album che, pur con qualche calo d’intensità, ci dimostra come questi tre non più giovani metallari ci sappiano ancora fare, e parecchio. E allora Avé Venom Inc..