9.5
- Band: VENOM
- Durata: 00:39:45
- Disponibile dal: 01/12/1981
- Etichetta:
- Neat Records
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Vi ricordate quando, con gli occhi fissi davanti al televisore, ascoltavamo la voce di Dan Peterson narrarci, con il suo inconfondibile slang, le vicende della WWF? Ed era proprio durante l’incontro di turno che soleva apparire un piccolo riquadro (solitamente in alto a sinistra), nel quale un wrestler lanciava la personale invettiva nei confronti del suo nemico giurato, intento nel frattempo a distruggere sul ring lo sfortunato sparring partner. Minacce colorite, condite da gestualità e urla scimmiottesche, prima di concludere il messaggio con tanto di posa finale e ghigno in bella vista. Ora, proprio per la sua rozzezza e inesauribile carica old-school, avremmo visto bene in quel quadretto anche il video che i Venom hanno pubblicato di recente, invitandoci a partecipare numerosi al prossimo Metalitalia.com Festival, dove, per la cronaca, saranno headliner della prima giornata.
Ci è quindi sembrato giusto – doveroso, oseremmo dire – rendere omaggio a questa band, che ha fatto la storia del genere, ponendo le basi, anche inconsciamente, del suo versante più estremo. Avvicinandoci quindi all’appuntamento con la decima edizione del nostro festival, abbiamo deciso di celebrare il gruppo inglese con l’album che, per primo, ha inciso il nome Venom tra i padrini del (nero) metallo pesante.
E quel disco non può che essere “Welcome To Hell”. Un caloroso ‘Benvenuti all’Inferno’, lanciato direttamente dalle lande nordiche dell’Inghilterra, località Newcastle Upon Tyne, dove la Neat Records ‘beffò’ Cronos, Mantas e Abbadon pubblicando quella che doveva essere solo una serie di demo ri-registrati dal trio britannico all’interno degli Impulse Studios. Una raccolta improvvisata, capace comunque di entrare di diritto tra le pagine più importanti dell’heavy metal ed in particolare della NWOBHM. Già perchè in quel periodo, siamo nel 1981, la New Wave Of British Heavy Metal aveva già messo sul tavolo alcuni nomi a dir poco fondamentali: da una parte i Judas Priest, dall’altra gli Iron Maiden, nel mezzo, a scombussolare qualsiasi discorso melodico-ritmico, i Motörhead. Questi tre capisaldi, insieme ad altre band meno altisonanti, avevano in qualche modo coperto tutti gli spazi possibili a livello di creatività, sia musicale che d’immagine. All’inizio di quell’anno, sempre da Newcastle, ci pensarono i Raven ad alzare un nuovo polverone, seguendo tuttavia il filone già tracciato da Lemmy e compagni. Furono invece i Venom a destabilizzare completamente l’ambiente.
Tutto quel bel quadretto d’acciaio, forgiato di borchie, di motociclette, di denim & leather venne letteralmente gettato nel fuoco. “Welcome To Hell” fu il classico disco da urlo: “ma che diavolo sta succedendo?“, questo potrebbe essere stato uno dei possibili commenti una volta partita “Sons Of Satan” con quel “c’mon” finale dello stesso Cronos a richiamare l’ascoltatore, invitandolo a gettarsi con loro nel blasfemo calderone. Il caos estremo? Assolutamente no, o meglio non solo. Perchè il riff portante della titletrack è quanto di più NWOBHM si potesse chiedere all’epoca: classico, a dir poco classico, salvo essere accompagnato dall’ugola schizzata di Cronos e supportata da una produzione semplicemente lo-fi. E ancora, cosa dire di “Schizo”? Brano più che sottovalutato, il cui incedere si assesta sui binari di un’ipnosi da esorcismo. Ma “Welcome To Hell” è l’album con “Witching Hour”, uno dei pezzi più coverizzati di sempre, una traccia che ha impartito lezioni a più di una band. L’esordio dei Venom è il disco di “In League With Satan”, il cui intro tribale, anticipato da un affettuoso messaggio subliminale e seguito da un riff altrettanto sciamanico, ci porta definitivamente tra le spire più nere formate dal terzetto inglese. Inno totale dei Venom, che squarcia in due il cielo, aprendo una nuova visione dell’heavy metal, imbastardendolo a dovere, imbrattandolo di pece, sporcandolo di blasfemia. Episodi folli come “Angel Dust”, speed-metal esasperato da brani come “Live like an Angel (Die like a Devil)”, traccia a suo modo storica in quanto portò definitivamente Cronos ad occupare il ruolo di cantante, al posto del primissimo vocalist Clive Archer. “Welcome To Hell” è una cartuccera inesauribile tra i cui bossoli troviamo pure la misteriosa ed affascinante “One Thousand Days In Sodom”. A chiudere il pentacolo circolare ci pensa infine “Red Light Fever”, incarnando la totale pazzia dei tre interpreti. Che Cronos, Mantas ed Abbadon non si prendessero troppo sul serio si poteva intuire dal set fotografico a corollario dell’album: poco importa, il messaggio lanciato in quel mese natalizio (guarda un po’) fece breccia ovunque, travalicando oceani, ‘dando vita’ a sottogeneri estremi infiniti, dal thrash, al death, al black. Le porte dell’inferno si spalancarono quarantadue anni fa e tra un paio di settimane potremo finalmente riaprirle, insieme al suo più fedele custode, “Coz I’m evil in league with satan!“.