7.0
- Band: VENOMOUS CONCEPT
- Durata: 00:33:43
- Disponibile dal: 28/08/2020
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Bei tempi quelli in cui il grindcore prendeva forma, in primis come grido di protesta e rabbia verso una società (quella tatcheriana), che il punk primevo aveva attaccato solo superficialmente. Certo, i palchi metal e i solchi stessi di un disco non sono, per alcuni ascoltatori, i luoghi ideali da cui far partire invettive politiche, ma è indubbio che il ritorno di questi quattro sciamannati profeti della working class non può che essere accolto con piacere. E con un senso di euforica ilarità, che parte fin dall’osservazione della copertina; il ruolo d’onore se lo contendono Alfred E. Neuman, storica mascotte di Mad, e Donald Trump, e non ci vuole molto a tradurre il messaggio sotteso: politica e demenzialità si sono ormai sovrapposte nell’inseguimento dell’American Way of Life, e poca differenza passa tra un demente a fumetti e uno scriteriato in carne e ossa. I cui capelli color pannocchia, a ben vedere, risultano meno credibili di quelli della sua controparte di fantasia. “Politics Versus The Erection” è il quarto full-length della band americana, e riprende il discorso esattamente da dove li avevamo lasciati, nonostante qualche avvicendamento in line-up; Dan Lilker si è messo in pausa e ha lasciato nuovamente l’incombenza delle quattro corde a Shane Embury, resta una sola chitarra (quella di John Cooke), mentre Sharp ed Herrera continuano, rispettivamente, a sbraitare dietro il microfono o a pestare le pelli come un fabbro incazzato. Poco cambia, insomma, quando è uno spirito più profondo e atavico a dominare il suono di una band, che in appena mezz’ora ci rovescia come da canone tredici colate di lava nelle orecchie. Procedete quindi con fiducia a godervi questa mazzata in faccia in tutte le sue sfumature; dalla cadenza quasi oi! di “Simian Flu”, passando alla cavalcata spaccadenti di “Eliminate”. La varietà è garantita dagli esaltanti stop’n’go o dal basso pulsante che va in primo piano qua e là (“Lemonade”), così come dagli intermezzi parlati o costituiti da finti jingle che costellano il disco; e non mancano sprazzi di melodia nei momenti più virati all’hardcore-punk, da “Colossal Failure” all’ombra a forma di black flag che aleggia su “Promise”. Ovviamente nel compito svolto dai Venomous Concept primeggiano i brani sbracati e adrenalinici (“Dementia Degeneration”, “Mantis Toboggan”), con un sorprendente appesantimento rappresentato dalle pennate semi-industrial della titletrack posta in chiusura: la ciliegina sulla torta di questo ben riuscito manifesto di rabbiosa ma scanzonata protesta.