7.0
- Band: VETER DAEMONAZ
- Durata: 00:42:27
- Disponibile dal: 24/06/2022
- Etichetta:
- Osmose Productions
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È un’esistenza tortuosa quella vissuta fino a questo momento dai Veter Demonaz, band proveniente dal sottobosco di San Pietroburgo e nominalmente attiva da oltre dodici anni, anche se solo una manciata di brani – tra singoli ed EP – ha avuto diffusione, e non proprio in maniera capillare.
Come potrete immaginare siamo di fronte al loro primo full-length, che vede la luce sotto l’egida di Osmose, a testimonianza delle alte aspettative verso questo combo, i cui membri sono peraltro attivi anche in altre band dell’area (Pyre, Thou Shalt Fall, Doomsday Cult, per citarne alcune) e hanno le idee chiare su cosa suonare: un black metal ragionato e ricco di atmosfera, ma senza troppi fronzoli. Partendo dagli elementi più ricercati, si nota subito come le tastiere, mai troppo invasive, vengono usate per implementare la componente più epica, andando a raddoppiare in pochi momenti le chitarre o a simulare dei veri e propri cori (“Under The Banners Of Night”); viene inserito un lungo inserto acustico, lento e meditativo, che mostra la capacità di costruire dinamiche interessanti, oltre a permettere di rifiatare (“Twilight”, non a caso posta a metà del disco), così come si chiude con melodie delicate l’intero disco, potremmo dire quasi da tradizione. Per il resto vincono i brani incalzanti e adrenalinici, in cui tuttavia la cura per i riff – sotto la furia sonora – risulta evidente (“The Conqueror’s Crown”, “The Sun Into The Kingdom Of The Blind”), così come l’influenza dell’ormai consolidata scena black dell’Est Europa: Mgla su tutti, complici anche le sonorità dissonanti e oscure che emergono per contrasto, ma anche elementi quasi death nel suono delle chitarre e in certe soluzioni vocali. C’è una ricchezza di melodie e di armonie che si schiudono dopo un po’ di ascolti molto interessante, insomma, ma al tempo stesso risiede forse qui l’unico limite di un disco sicuramente d’impatto: la lunga gestazione – o quanto meno il tempo richiesto per sentire un esordio sulla lunga distanza e coadiuvato dal supporto di un’etichetta ‘forte’ – porta purtroppo i Veter Demonaz a essere un po’ fuori tempo massimo per destare un vero senso di stupore.
Resta comunque un prodotto di qualità elevata, e arriviamo anzi a dire che i riff gelidi e le ritmiche serrate sono i veri punti di forza del disco, quando l’euforia selvaggia prende il sopravvento sulle atmosfere (“Moon Sorcery”), e pur guardando ancora più indietro, la band russa ne guadagna in piglio ed efficacia.