6.0
- Band: VEXED
- Durata: 00:39:14
- Disponibile dal: 09/27/2016
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
Spotify:
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I Vexed celebrano vent’anni di carriera con questo “Legion Deathblood”, sotto l’egida dell’instancabile Punishment 18. Il thrash la fa (ovviamente) da padrone, anche se la voce passa da un cantato high-pitched tipico della tradizione più classica, a vocals più sporche che danno una certa ruvidità al sound dei milanesi rendendolo più aggressivo ed interessante (come in “Necrogenesis V2”). L’impatto è sicuramente la carta giocata dai thrasher lombardi ed i pezzi spesso brevi e dall’attitude vagamente punk (“Old Lady Nurser” e “Elements”) riescono nel loro intento; altrettanto ben riuscito l’approccio più strutturato ma comunque in-your-face di pezzi come “Trash And Bullshit Submission” dalle forti connotazioni teutoniche. Tralasciamo la cover di “Die In Fire” dei Bathory, approcciata a nostro avviso in modo decisamente superficiale ed irriverente, e continuiamo l’ascolto che cala un po’ risalendo con “Bringers” che ritrova una notevole violenza sonora, con un tiro velocissimo ed un cantato urlato ed aggressivo al punto giusto. Si chiude con “Godfather Of Doom”, buon pezzo fino alla metà, dove un pasticcio di campionamenti interrompe il brano che riprende poi con un riffing midtempo che ci accompagnerà fino al termine del pezzo che chiude anche il disco (se non si considera un’inspiegabile traccia di un secondo, completamente muta). Diciamo subito che “Legion Deathblood” non è uno di quei dischi che, finiti di ascoltare, vien subito voglia di risentire. Anzi. E diciamo che con gli ascolti successivi il giudizio non si discosta molto dalla prima impressione: i Vexed hanno mestiere e sono un’ottima thrash metal band (vent’anni di carriera, d’altronde, lo dimostrano abbondantemente), questa loro qualità permette alla band di confezionare buoni pezzi anche quando le idee latitano e ci pare il caso di questo disco. Se vogliamo fare dei freddi conti, diciamo che abbiamo trentanove minuti di disco; se togliamo intermezzi di campionamenti (un minuto di urla prese da “Tenebre” che senso ha?) ed una cover arriviamo a mezz’ora (secondo più, secondo meno), davvero poco. Certo, si potrebbe obbiettare che “Reign In Blood” dura ventinove minuti, ma diciamo che questo disco non è “Reign In Blood” e nemmeno gli si avvicina. E non bastano guest star da Bulldozer, Labyrinth e Necrodeath a risollevare le sorti di un disco che non riesce mai a decollare, che non trova mai la fatidica marcia in più. L’impressione, a tratti, è che se ne rendano conto anche i Vexed e che cerchino di aggiustare il tiro, ma i risultati non cambiano. Peccato, perché da una band del genere è lecito aspettarsi molto, molto di più.