6.5
- Band: VEXED
- Durata: 00:44:19
- Disponibile dal: 01/10/2012
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
Spotify:
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Il quinto album dei Vexed arriva dopo una parentesi di ben sei anni nella quale il frontman e leader Mik ha intrattenuto e divertito con i suoi Longobardeath, formazione nella quale canta in dialetto milanese. Oggi il combo lombardo pubblica un lavoro dal sound estremamente diretto, grezzo e basilare che non ci lascia nè sorpresi, nè particolarment impressionati. Gli stilemi proposti sono come da tradizione un muscolare e diretto cocentrato di Venom, Sodom e Motorhead. Nessun modernismo o sfoggio di tecnica ma semplicemente una quindicina di brani thrash metal nudi e crudi che variano tra la velocità di alcune tracce, la pesantezza di altri episodi più orientati su mid tempo e l’immediatezza delle venature punk di un manipolo di brani. La prima metà del lavoro è anche la più convincente, con la monolitica e ridondante “Void-H-Fog” ad aprire le ostilità con il suo incedere cadenzato. Praticamente una quadrata ma efficace ripetizione di una serie di versi dal cantato rabbioso privo di qualsivoglia melodia e con una pronuncia della lingua inglese decisamente “italiana”. A ruota l’assalto della ignorantissima “Bloody Fucking Thrash”, come da titolo thrash metal old school tirato puro e semplice e lo stesso possiamo dire dell’irruenta “Requiem”. “N.B.C” e “Methodic Madness – Obey!” ci presentano incece il lato più punkeggiante e Motorheadiano dei Vexed, mentre la goliardica e alcolica “Bastard Drink Faster” pare quasi uscita dalla cesta dei Longobardeath. Il resto delle tracce aggiunge ben poco e anche la cover di “Black Metal” dei padri ispiratori Venom non si discosta dall’atteso. “Void – MMXII” è quindi un disco divertente e adatto a chi ama il thrash meno elegante ed elaborato, fatto di riff semplici e linee vocali aggressive e dirette. Certo, l’impatto che può dare il disco ad un primo ascolto, grazie anche ai suoi suoni grezzi, è destinato a scemare col tempo, in virtù proprio della scarsa longevità che presentano brani minimali come questi.