7.0
- Band: VEXILLUM
- Durata: 00:46:46
- Disponibile dal: 23/01/2015
- Etichetta:
- LMP
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Nuovo album per i Vexillum, album che ha tutto l’odore di quello dell’avvenuta maturità. Autore nel 2012 del buono “The Bivouac” il quintetto pisano torna alla carica con un disco dichiarato come ‘folk metal’, ma veramente folk lo è solo nelle intenzioni e in alcuni sporadici passaggi. Il resto della musica di “Unum” (e che musica!) è invece stabile su un power metal di matrice chiaramente europea… e che power! Come vi diciamo subito, il motivo principale per cui quest’album ci è piaciuto risiede proprio nella sua ricerca nel campo del power metal, un campo in cui adesso come adesso è più facile copiare che essere personali o originali. E invece i Vexillum ci riescono e, sorprendentemente, niente di quello che ascoltiamo qui pare trito e ritrito, oppure copiato da altre band. Certo, come vedremo alcune somiglianze necessariamente ci sono, ma l’impatto dei suoni degli strumenti tradizionali, l’alternanza delle voci degli artisti ospiti e la presenza delle già citate sonorità folk e celtiche basta ad allontanare fastidiosi fantasmi. Veniamo catapultati nel mondo di “Unum” da note di cornamuse e chitarre unite un glorioso riffing in crescendo… note che poi si fondono nel corpo di “The Departure: Blow Away The Ashes”, che presenta una curiosa struttura frammentata quasi prog, che però mantiene in ogni passaggio la fruibilità e il tiro del power. Il secondo brano in cui ci si imbatte è la frizzante “The Jester: Over The Clouds”, che porta omaggio agli Helloween e alla loro memoria. Complice la presenza di Chris Bay dei Freedom Call, il brano scivola via liscio su coordinate ovviamente molto teutoniche, che quando non richiamano alla mente i primi anni delle zucche amburghesi finisce necessariamente per chiamare in causa i Freedom Call stessi. L’ospite successivo, Hansi Kursch dei Blind Guardian, si porta l’urgenza e l’impatto dei suoi bardi… anche qui il suono della band di Krefeld è fedelmente riproposto e da bravi fan del power degli anni d’oro non possiamo che gioire… considerato che difficilmente i quattro bardi torneranno al sound di un tempo, forse questa è l’ultima speranza per i fan di trovarsi davanti Hansi impegnato in un pezzo finalmente diretto e lienare! Dopo i fuochi d’artificio del pezzo appena trascorso, è l’ugola di Maxi Nils (ex Vision Of Atlantis) a guidarci su un nuovo pezzo, stavolta appropriatamente definibile come folk metal… la ragazza di origini greche duetta bene col bravo singer della band Dario Vallesi, dipigendo sulla base di frizzanti cornamuse e di un variopinto riffing le linee guida di un orecchiabilità che è il punto forte dei Vexillum. La voce che ascoltiamo sulla successiva “The Hermit: Through The Mirror” è quella del nuovo Labyrinth Mark Boals, con tutto quello che la presenza di un nome del genere comporta. Il brano si apre sotto la forma di una piacevole ballad medioevale, ma si sviluppa velocemente in un costrutto tipicamente power, lasciando a batteria e chitarre l’onere di dettare andamento e ritmi, formando la base su cui si intrecciano intriganti melodie e controcanti. Ci convince di meno la successiva “The Way Back: The Clash Within”, che non trova nei sui cinque minuti scarsi il tempo di esprimersi appieno. Il primo riff ci raggiunge infatti dopo un intero minuto, e quando la batteria inizia a correre sotto la melodia di Vallesi ci siamo già persi un po’ dell’interesse che ci accendeva ad inizio brano… e non basta il corale ritornello a riportarci sugli esaltanti binari dei brani precedenti. lI concept dipinto da “Unum” si chiude comunque bene con “The True Beginning: Standing As One”, che riunisce i cinque ‘guardiani’ (i quattro ospiti più Vallesi stesso) in un più corale pezzo vagamente alla Rhapsody. Il brano non lesina emozioni e colpi di genio, strappandoci un sincero applauso. A chiudere l’album invece ci pensa una curiosa coppia di cover, con i Tazenda (“Spunta La Luna Dal Monte”) e gli Slade (“Run Runaway”) ad essere sottoposti allo spirito reinterpretativo dei Nostri, che ci donano due versioni totalmente inaspettate di brani diversissimi dai binari da loro battuti. Che dire? La zona hot gli sfugge in un soffio… la voce di Vallesi, seppure bravo, non ci convince in tutti i passaggi e il passo a vuoto del penultimo brano ci ha fatto storcere un po’ il naso, ma bisogna ammettere che il lavoro di svecchiamento e riproposizione di un genere ‘morto’ come il power melodico come proposto dai Vexillum è assolutamente da lodare. Al di là poi di ogni altra considerazione… davvero un buon ritorno.