7.5
- Band: VEXILLUM
- Durata: 01:05:31
- Disponibile dal: 23/04/2021
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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Dieci anni di crescita e maturità, di prove stilistiche e di coesione hanno portato i Vexillum a completare questa quarta storia, intitolata “When Good Men Go To War”. Si salta il collegamento con “Unum”, il concept predecessore nel quale si era dato spazio a molti ospiti (tra gli altri Chris Bay e Hansi Kürsch), e si ritorna ai tempi del buon “The Bivouac” del 2012, sviluppando quel suono power metal di stile italico (con sonorità alla Rhapsody, Domine, Thy Majestie) e contaminandolo con strumenti della tradizione celtica. Senza l’aiuto di nessun cantante o musicista estraneo al progetto, questa volta i cinque membri della band hanno prodotto un buon regalo per tutti i fan del folk-power, dove le chitarre suonate da Michele Gasparri e Francesco Caprina alla maniera dei Blind Guardian si alternano a flauti e cornamuse tipici nella musica cèilidh. La lunga produzione ha permesso la scelta di ogni dettaglio, dalla copertina alla struttura dell’album, che procede lungo la durata delle undici tracce in continui crescendo e termina con la ricercata canzone in italiano “Quel Che Volevo”, dal testo e dalla musica che ricordano un po’ Branduardi, e che racchiude il significa dell’intero CD. Infatti si parla proprio del concetto dei buoni che, se portati all’esasperazione o toccati da eventi gravi, possono diventare i più violenti e vendicativi. In questo tempo storico non ben definito, che si colloca tra il Medioevo e l’epoca dei pirati che solcano i quattro mari, l’ascoltatore è fatto accomodare nel bivacco di questi druidi, che fanno gli onori di casa nella lunga “Enlight The Bivouac”, dieci minuti di predominanza folk con epici cori che preparano al meglio il campo di battaglia. Ci si accorge quindi di come questo album sia un perfetto mix tra sonorità acustiche celtiche e potenti assoli prettamente power; questo ascolto sarà allora pura gioia per gli amanti di band nostrane come Elvenking e per i seguaci dei capostipiti del power teutonico come i Blind Guardian, Freedom Call e i più recenti Orden Ogan. Il grande merito di questo album è la scorrevolezza, le tracce hanno sempre qualcosa che ci cattura, vuoi il ritornello, vuoi l’assolo, ora la batteria marziale di Efisio Pregio, subito dopo il basso avvolgente di Francesco Ferraro; canzoni come la titletrack e Voluntary Slaves Army (il cui ritornello ricorda molto “Hymn” degli Ultravox) si adattano alla perfezione al viaggio che siamo portati a fare, seguendo il vessillo della battaglia di tutti gli uomini buoni, raccontati nelle varie leggende (il concetto è sviscerato anche tramite miti e racconti, come in “The Tale Of The Three Hawks”). Molto buona la prova del cantante Dario Vallesi, che con personalità lascia un’impronta su ogni passaggio, superandosi nel pathos di “With My Hands”. Come anticipato, la conclusione con la traccia in italiano è un valore aggiunto, un marchio di fabbrica di questa formazione che ha costruito questo “When Good Men Go To War” completamente nel nostro Paese (dalla casa di produzione Scarlet al disegnatore della copertina).