5.0
- Band: VICOLO INFERNO
- Durata: 00:51:06
- Disponibile dal: 28/05/2013
- Etichetta:
- (logic(il)logic)
- Distributore: Andromeda
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“Hourglass” sigilla l’esordio discografico dei nostrani Vicolo Inferno a circa dieci anni dalla propria fondazione. Questo moniker deriva da un evento sanguinoso avvenuto nel 1504 che fotografa uno scontro senza esclusione di colpi tra Guelfi e Ghibellini. Originariamente dedita alla riproposizione di alcuni grandi classici del rock, la band di Imola avverte giustamente il bisogno di mettersi alla prova componendo alcuni episodi inediti, che confluiscono nel demo “Hell’s Alley”. Negli anni successivi, i Nostri affrontano una serie di concerti che preludono all’inizio dei lavori per le nuove composizioni. L’instabilità della line up determina un considerevole ritardo nella pubblicazione di quest’album, ma l’ingresso del bassista Marco Dazzani segna il definitivo punto di svolta a favore della band emiliana che finalmente riesce a completare i lavori. A discapito del nome altisonante intriso di un preciso significato storico, “Hourglass” contiene una manciata di episodi dal marcato sapore alternative che mirano con forza a conquistare i favori delle frequenze radiofoniche rock attuali. Le composizioni appaiono studiate appositamente per graffiare ma senza fare eccessivamente male, lasciando alle melodie vocali il compito principale di colpire al cuore degli ascoltatori. Per tutta la durata del lavoro, i Vicolo Inferno cercano così di piazzare il chorus definitivo in grado di metterci KO, ma questi nobili intenti si infrangono dinanzi ad un songwriting spesso piatto ed altrettanto derivativo. “Dangerous Dreams” è un piacevole rock’n’roll che paga dazio ai leggendari The Cult, “Earthquake” e “In Your Red” invece rievocano con mestizia le introspettive power ballad americane che spopolavano a metà degli anni Novanta. “Cold Moon” testimonia in maniera lampante quella ricerca ossessiva del ritornello in grado di bucare lo schermo del panorama alternativo, oramai saturo di gruppi da una ‘one hit wonder’ e via. I fatti assumono una piega decisamente più accattivante nel ciclopico riff chitarristico di “Hangin’ On The Blade”, robusto esemplare hard rock coronato da una performance collettiva degna di nota. Piace senza stupire la trascinante aggressività di “Hardesia”, mentre i camaleontici umori profusi dalla title track colpiscono più nelle intenzioni che nella sostanza, lasciandoci in bocca un marcato retrogusto amaro per il risultato finale ottenuto. Siamo convinti che i Vicolo Inferno posseggano il potenziale necessario per confezionare un prodotto decisamente più competitivo e per questo ci aspettiamo il doveroso salto di qualità a partire dal prossimo capitolo. Rimandati.