6.5
- Band: VICOLO INFERNO
- Durata: 00:53:21
- Disponibile dal: 11/11/2016
- Etichetta:
- (logic(il)logic)
- Distributore: Andromeda
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Ad oltre tre anni di distanza dalla pubblicazione del mediocre “Hourglass”, i Vicolo Inferno ritornano in pista con una formazione parzialmente rinnovata che, in questa occasione, confeziona un’opera decisamente gradevole nel suo insieme, seppur ancora caratterizzata da difetti da limare al più presto. Sembra proprio che l’ingresso in squadra del batterista Michele Gollini e del bassista Wallace sia stato il fattore determinante che ha permesso ai Nostri di ingranare quella doverosa marcia in più, per lasciarsi alle spalle la temuta zona retrocessione. Nel complesso, la maggior parte degli episodi inclusi in “Stray Ideals” appaiono più freschi ed avvincenti di quanto udito nel recente passato, pur palesando una puntuale mancanza di originalità in sede compositiva, fattore che inevitabilmente ci spinge a ridimensionare la valutazione indicata in calce. Il bollente impasto sonoro è stato modellato ad hoc dal bravo Riccardo Pasini negli Studio 73 di Ravenna, il quale ha conferito all’opera un’atmosfera tesa e vibrante. I quattro protagonisti decidono puntualmente di navigare in acque sin troppo sicure replicando, come dei bravi ed esperti mestieranti, gli umori grigi coniati a Seattle nei primi anni Novanta. Tra i momenti migliori segnaliamo la ruspante “The Rough Hills”, episodio delineato da un lieve accento southern nel riffing che rimembra i Metallica del controverso “Load”. Colpisce il bersaglio anche il massiccio groove orchestrato dalla pimpante “Dirty Magazzeno”, ulteriormente vivacizzata da un chorus accattivante, mentre l’arcigno riff portante di “Grey Matter Brain” rievoca, nel bene e nel male, lo spettro degli Alice In Chains. Un plauso va sicuramente concesso all’enfasi interpretativa palesata dal cantante Igor Piattesi, il quale imprime con ammirevole grinta il suo marchio di fabbrica nella sofferta title track e nella dinamica “Blood Mist”. Il lato più cupo dei protagonisti prende decisamente piede nella fiacca ballad “Two Matches”, nonché nella malinconica introspezione narrata da “Rude Soul” e “Ambush”. Con una maggiore dose di personalità, siamo convinti che i Vicolo Inferno possano raccogliere i frutti del proprio lavoro. Coraggio!