6.0
- Band: VIOLENT DEFINITION
- Durata: 00:44;:47
- Disponibile dal: 15/11/2024
- Etichetta:
- I Hate Records
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I greci Violent Definition arrivano sulle nostre pagine in occasione dell’uscita del secondo album, “Progressive Obsoletion”, che segue il debut “Life Sentence” del 2018. Il quartetto thrash metal è devoto ad una versione molto tradizionale del genere, quello suonato negli anni ‘80 da gentaglia come Forbidden, Whiplash, Testament, Vio-Lence, per dare un’idea.
E, a dire il vero, è un po’ tutto quello che ci sarebbe da dire: questo disco riprende in maniera davvero molto precisa quello che è stato questo fenomeno musicale, e lo fa con delle composizioni molto spinte e adrenaliniche, che però a lungo andare tendono ad affossare tutto il buono che scaturisce dalla baldanza di questi (non proprio) ragazzi sulla quarantina.
Si percepisce sicuramente la genuina passione che anima le intenzioni dei Violent Definition, si intuiscono i molti ascolti che hanno portato alla composizione di questi brani, ma non ci viene da gridare al miracolo, anzi: le canzoni sono anche scritte decentemente, ma non più di tanti altri pezzi composti nel corso dei decenni e, a essere onesti, l’attenzione si fa più viva quando sentiamo qualcosa che cambia un po’ il discorso, come ad esempio qualche gradevole falcata in midtempo (come nella conclusiva “Trampled (By The Foot)”, che ha anche un buon intermezzo pulito).
Per il resto il copione è abbastanza scontato, sebbene non moscio o, banalmente, brutto – è semplicemente troppo ‘già sentito’: riff a pioggia, stop-and-go, tupa-tupa, passaggi arrembanti, come in ogni disco thrash che si rispetti. La cosa a volte è ben strutturata, come nella rocciosa title-track, ma in generale non riusciamo a distinguere eventuali differenze tra una canzone e l’altra se non andiamo a controllare il titolo.
La prestazione è più che dignitosa a livello tecnico, senza strafare (a voler essere puntigliosi, forse la voce è un po’ piattina), in particolare le chitarre sono in prima linea ma anche la sezione ritmica è bella potente, messa in risalto anche da una produzione volutamente un po’ datata – non per forza un male, con quei bassi così evidenti. Insomma, pane per i denti di thrash-maniaci e giovani in cerca di toppe nuove da cucire sul proprio battle jacket.