VIOLENT LIFE VIOLENT DEATH – Break.Burn.End

Pubblicato il 05/09/2023 da
voto
8.0

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Quello dei Violent Life Violent Death è un percorso artistico compiuto a piccoli passi e senza la smania di bruciare frettolosamente le tappe, per anni legato al formato EP e che solo oggi conduce la band di Charlotte, North Carolina, al traguardo del primo full-length (la durata, comunque, resta di poco superiore a quella dei mini precedenti).
Una simile politica, fatta di mosse ponderate e gesti attenti, ma anche di una profonda conoscenza della materia hardcore/metal di qualche decennio fa, lascerebbe presagire il conseguimento di un risultato importante, un salto in avanti nella graduatoria del vasto e caotico circuito underground dedito a questo tipo di suoni… e così è, infatti, tanto che non esitiamo a definire “Break.Burn.End” uno dei ‘botti’ metalcore dell’ultimo periodo, in compagnia di quelli registrati da Jesus Piece, Vamachara e Incendiary.
Un’opera che, fin dalla copertina, evoca arie apocalittiche e immagini escatologiche, scavando ulteriormente nel solco tracciato dall’ultimo “The Color of Bone” (2020) in cerca di risposte alle proprie nevrosi, fra andamenti ritmici quadrati e digressioni sostenute da una spiritualità decadente, la quale funge da mastice per i vari elementi della narrazione. Impossibile – anche a fronte della prova al microfono di Scott Cowan, modellata senza remore su quella di Dan Weyandt – non volare con la mente agli Zao e ai loro cantici di vita e morte, ma va riconosciuta al progetto la capacità di attingere dallo stile dei maestri scongiurando in ogni caso l’effetto rip-off, come se l’intento di base fosse quello di prendere il contenuto di un “A Parade of Chaos” e di declinarlo in maniera più asciutta, brutale e diretta, richiamando la ricerca dell’essenziale di gente come Hatebreed e Ringworm.
Un ibrido curioso e (va detto) non proprio inflazionato, la cui messa a terra, complice una scrittura efficace e rifinita, porta puntualmente a esiti appaganti per la sua capacità di fondere il registro ‘ignorante’ con quello catartico, il sacro con il profano. Ci si sente scuotere le viscere dal groove e dallo screaming e un attimo dopo, all’altezza di un arpeggio di chitarra o di un intervento di spoken word, si sprofonda nel baratro, respirando a pieni polmoni un’atmosfera negativa in grado davvero di mettere i brividi, e che in ultimo ribadisce quanto di trendy e conciliante, un certo tipo di metalcore, non abbia davvero nulla.
Episodi come “Weapons of Pain”, “Heaven so Far Away” e “Come Armageddon” tengono molto più che fede al moniker scelto dal quintetto, e tra le soglie di un minutaggio contenuto esplorano un mondo nel quale la redenzione non viene minimamente contemplata, sostituita da un giudizio finale incombente. Un ascolto – quello di “Break.Burn.End” – doloroso, lisergico e trascinante, rivolto a tutti i cuori di tenebra della sfera hardcore e metal e testimonianza della raggiunta maturità dei suoi autori, annoverabili tra i più interessanti e schivi virgulti del panorama americano. Se apprezzate i nomi elencati poco sopra, non esitate a metterne alla prova il talento.

TRACKLIST

  1. Weapons of Pain
  2. The Snapping of Teeth
  3. Deceit Welcomed by Blind Grace
  4. Devastation on the Tip of the Tongue
  5. The Light Behind
  6. Break Burn End
  7. Saying Your Name Is to Choke on Ash
  8. Maintain the Quiet
  9. Heaven so Far Away
  10. Come Armageddon
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