7.5
- Band: VIOLENTOR
- Durata: 00:30:01
- Disponibile dal: 01/05/2019
- Etichetta:
- Infernö Records
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Dopo quattro anni di intensa attività live in lungo ed in largo in giro per l’Europa, i Violentor licenziano la loro quarta pubblicazione in studio dal titolo “Putrid Stench”, nome indicativo circa il generale processo di marcimento subito dalla band in questo tempo. Se le coordinate di base rimangono ancorate ad un thrash metal sanguigno e picchiante, si nota infatti un’accezione più estrema data a tutto il materiale, come se una persistente nube nera fosse calata funestamente sulle canzoni del nuovo album. Già “Maniacs” dava avvisaglie circa un procedimento di tale tipo, ma solo oggi blast beat e tempi alternati molto veloci trovano la loro giusta dimensione e quadratura negli svolgimenti del trio toscano, alle prese sicuramente con i riff di chitarra e gli arrangiamenti più complessi finora presentati. Sono proprio le canzoni più brevi a valorizzare questo carattere più intransigente, con “Butcher The Holy Swine” che si segnala per un grande incastro tra strofa e ritornello e “Caustic Cutting” per i repentini e continui stacchi che ne inframezzano lo svolgimento e rendono avvincente il loro svolgimento. Oltre che materializzarsi apertamente negli arpeggi stridenti di “Hunter Of Anorexis”, una certa attitudine black metal è riscontrabile sicuramente in molti passaggi, senza nulla togliere comunque in quanto a sana ignoranza thrash: la titletrack, così come “Scum Of Society”, ricordano con veemenza da dove proviene il gruppo, secondo un riffing e delle strutture ormai caratterizzanti per la musica dei Violentor e dalla resa solida e sicura. La presenza importante ed ormai consolidata di Iago Bruchi alla batteria ha reso la band più “profonda” e d’impatto sicuramente, ed i brani del nuovo album giocano in modo proficuo sulle possibili realizzazioni che il trio può raggiungere insieme, rimanendo comunque legati ad un credo stradaiolo e diretto urlato a squarciagola nei ficcanti ritornelli delle canzoni, inni di disprezzo e devastazione da spararsi tutti d’un fiato in questa mezz’ora di durata. Questo tipo di approccio si specchia piuttosto naturalmente nel tipo di produzione scelta, ovvero una presa diretta intensa che trasuda tutto il suo carattere “live” durante l’ascolto, senza perdere peso e definizione però nei fugaci momenti più raffinati che distinguono la tracklist di “Putrid Stench”. Accresciuto quindi il bagaglio delle nuove influenze e consolidato quello delle vecchie, i Violentor del quarto album aggiungono senza snaturare, confezionando ad oggi la migliore realizzazione della loro crescente discografia.