8.0
- Band: VIRTUAL SYMMETRY
- Durata: 01:09:38
- Disponibile dal: 06/12/2024
Spotify non ancora disponibile
Apple Music non ancora disponibile
Nuovo full-length per i Virtual Symmetry, band italo-svizzera attiva dal 2009, per il quale è stato scelto il titolo di “Veils Of Illumination”.
Due anni fa, la scelta di intitolare un album semplicemente con il proprio moniker, segnava in un certo senso l’idea di rappresentare l’essenza stessa del gruppo, il desiderio di dare viva e diretta espressione al proprio stile; ci sembra però che questo nuovo lavoro rappresenti in un certo qual modo un punto di svolta nella loro carriera.
Già per quanto concerne la line-up, al di là della prevedibile sostituzione del batterista Alfonso Mocerino (il quale, come si ricorderà, aveva lasciato in maniera improvvisa i Temperance dove milita anche il cantante Marco Pastorino, suscitando qualche perplessità sulle ragioni di questa scelta, per cui riteniamo alquanto improbabile la volontà di collaborare ancora insieme tra i due, almeno nel breve periodo) con il batterista Andrea Giannangeli, troviamo invece una novità alle tastiere, dove Ruben Paganelli ha preso il posto di Mark Bravi. Per quanto ci riguarda, si tratta in un certo senso di una sorpresa, perchè se avevamo già apprezzato Ruben come sassoofonista in precedenti album della band, lo ritroviamo adesso come virtuoso delle tastiere, davvero eccellente con tappeti, orchestrazioni, inserti di hammond, ma anche splendidi arpeggi di piano e dirompenti assoli di keytar e synth. Insomma, una scelta senz’altro azzeccata per questo musicista, che si è inserito perfettamente in una band che, evidentemente, già conosceva molto bene.
I Virtual Symmetry riescono così davvero a capitalizzare tutta l’esperienza accumulata con i precedenti lavori: il loro stile unisce un’attitudine prog metal, con influenze che spaziano dalla musica classica alla musica cinematografica, insieme allo squisito gusto melodico del cantante Marco Pastorino.
Peraltro, se in passato, tra i tanti pregi della band, avevamo valutato pure come talvolta magari questa manifestasse una tendenza un po’ a strafare con divagazioni strumentali o con un eccesso di temi non sempre ben amalgamati all’interno di qualche traccia, in questo nuovo album dobbiamo riconoscere come il problema non si ponga proprio. I brani sono infatti certamente complessi, molto articolati, ma non si ha mai la sensazione che ci sia qualcosa fuori posto: le tracce progrediscono in maniera fluente e con naturalezza passando da un tema all’altro, con cambi di tempo, splendidi assoli (oltre che di Paganelli, ovviamente anche da parte del chitarrista Valerio Aesir Villa), intermezzi strumentali o refrain accattivanti, sempre con grande maestria e con un songwriting assolutamente solido e ben concepito.
Da evidenziare, inoltre, come le parti virtuosistiche non costituiscano mai mero sfoggio di tecnica ma siano sempre perfettamente calate in un’architettura sonora di grande impatto emotivo. Basti ascoltare ad esempio una traccia come “Whispers Of The Ancient”, il brano più melodico del disco, dove Paganelli si è ritagliato peraltro ancora una volta degli spazi per il suo sax, con diversi momenti assolutamente da brividi. Non si tratta però di casi isolati, perchè appunto tutte le tracce sono improntate ad una profonda compenetrazione tra passaggi brillanti e spettri sonori variegati e di grande intensità.
La partenza della tracklist è molto buona con due belle tracce come “Heart’s Resonance” e “Canvas Of Souls”, ma prosegue ancora meglio con ottime canzoni, quali “Blades Of Inner Battles”, “Echoes Of Silence”, “The Quest Within”, “Altar Of The Self”, anche se di fatto la vera chicca è costituita dalla suite conclusiva, “Eightfold Path”, un brano di circa ventuno minuti, suddiviso in vari movimenti, davvero in grado di trasportare l’ascoltatore in un viaggio musicale affascinante e coinvolgente.
L’unico aspetto che a nostro avviso si poteva un po’ più esaltare in alcuni passaggi era quello magari di provare a mostrare un pizzico di grinta in più.
A conti fatti, comunque, “Veils Of Illumination” è davvero un buon disco, che riteniamo possa essere considerato il migliore finora nella discografia del gruppo italo-elvetico, sia per la qualità e la maturità del songwriting, sia per la qualità esecutiva e l’amalgama che i musicisti dimostrano di aver raggiunto, senza tralasciare l’ottimo lavoro di mixaggio e mastering da parte di Simone Mularoni.