8.0
- Band: VISCERA///
- Durata: 00:46:37
- Disponibile dal: 05/05/2017
- Etichetta:
- Drown Within Records
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Partiti da connotazioni putridamente death-grind, i Viscera/// hanno presto dato segni di positivo squilibrio. Sono usciti da una crisalide di interiora marcescenti, commutando l’intero loro potenziale in una farfalla cangiante, il cui volo prende traiettorie ignare ai più, che s’inoltrano in commistioni autonome da qualsivoglia genere preconfenzionato. La discografia dei cremonesi assomma un numero altissimo di sperimentazioni e collaborazioni, che li ha portati ad essere una di quelle affascinanti ma, per certi versi, sfortunate creature aventi caratteri univoci e non replicabili. Un fascino intrinseco dovuto alla libertà espressiva, un coraggioso istinto a lasciarsi alle spalle le sicurezze e rimettere in discussione quanto di buono si è già prodotto, non avendo paura di inserire nuovi aspetti nel proprio sound, che pur accorpando inediti attributi riesce comunque a suonare compatto, logico, fluido. A differenza di una larga fetta di manipolatori oggi in attività, i Viscera/// non vanno a caccia di sonorità spinose, disturbate, difficili, di quelle che possono respingere il grosso di chi vi si avvicina. No, perché la matrice death-grind delle origini non se n’è andata, è stata solo ripulita e perfezionata, e suona ora come una ridefinizione in chiave più contorta del Carcass-sound di metà carriera. La produzione verte su suoni perfettamente definiti, che preferiscono la pulizia alla ruvidezza, scelta necessaria per apprezzare pienamente la lunga serie di progressioni e addolcimenti che l’album inizia a presentare abbastanza in fretta, dopo un’apertura assolutamente oltranzista. Avvalendosi di un campionario di voci ampissimo, che passa in rassegna senza cedimenti growl ringhianti ed esili clean vocals di ambiente post-rock/shoegaze, la band non ha paura a scomporre le tracce e a farci perdere in volute di suono che spaziano fra post-metal, hardcore, sludge, drone, saliscendi emozionali pittoreschi, dove stacchi devastanti si amalgamano a distensioni paradisiache. Quando parte alla carica, il trio non ravvisa alcun tipo di intellettualismo, infiltrando in un riffing serrato di stampo death metal striature neocrust e screamo, che finiscono per dare un carattere euforico a partiture di per sé mortali per velocità, pesantezza e intricatezza. Le diluizioni del suono verso un concentrato di atmosfere quasi sognanti, sospese in un non-tempo cristallino, avvengono in piena contiguità coi passaggi più violenti, il cui abbandono lo si percepisce quasi in ritardo, tanto si è rimasti sorpresi da questo digradare nella pace dopo aver subito minacciose tempeste. La durata importante dei singoli episodi, fatta eccezione, per “Titan (Or the Day We Called It Quits)”, quasi non la si sente, visto il dinamismo impetuoso, l’energia contagiosa e l’assenza di fastidiose secche all’interno dei brani. La poliedricità, in questo caso, non è fonte di disorientamento, l’ascolto non è così ostico come si potrebbe supporre per un ensemble così fuori dagli schemi. Certo, “3 | Release Yourself Through Desperate Rituals” non è l’album buono per tutti i momenti della giornata e per essere sentito in sottofondo; tuttavia, come avevamo detto solo qualche mese addietro per l’ultimo disco dei Buioingola, cui ci sentiamo di accostare i Viscera/// per l’approccio ‘free’ al songwriting, ogni appassionato di musica estrema di qualità dovrebbe almeno conoscere l’operato del gruppo. Per intenditori.