6.5
- Band: VISCERAL DISGORGE
- Durata: 00:30:55
- Disponibile dal: 13/09/2019
- Etichetta:
- Agonia Records
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Sembrano ancora dei ragazzini, i Visceral Disgorge, ma, in realtà, gli anni di carriera sono anche per loro ormai una dozzina. Pure di più, se si considera che il gruppo è nato direttamente dalle ceneri degli Eaten Live, di cui il cantante Travis Werner era il frontman nei primi anni Duemila. Si potrebbe tuttavia continuare a considerare il gruppo semi-esordiente perchè questo nuovo “Slithering Evisceration” è solamente il suo secondo album. Proprio così: i Visceral Disgorge hanno impiegato addirittura otto anni per dare alle stampe il successore di “Ingesting Putridity” (2011), facendo intendere come i vari cambi di line-up avvenuti da allora siano stati tutto fuorchè indolori per la band. Per una realtà tanto underground come quella in questione, una tale pausa avrebbe potuto rivelarsi letale, invece ecco qui una bella dimostrazione di perseveranza sotto forma di una mezz’ora di death metal purulento in pieno stile statunitense. Nuovi musicisti significano spesso nuove influenze e un nuovo sound, ma, a ben vedere, non molto è cambiato nella proposta del gruppo a livello di direzione stilistica. Di certo, si nota come la durata media dei brani si sia nettamente accorciata e che le parti veloci si siano fatte ancora più serrate grazie ad un batterista ben più frenetico e intraprendente; appurato questo, va constatato come la componente slam sia ancora ben presente, assieme alla vena tamarra dei breakdown, puntuali e prolungati in ogni pezzo. Insomma, stessi ingredienti di un tempo, ma concentrati in episodi più compatti e vagamente più tecnici, anche se mai alfieri di trovate clamorose.
“Slithering Evisceration” non è dunque un’uscita che riesce a conferire una nuova caratterizzazione ai Visceral Disgorge, bravi nel risultare ancora una volta selvaggi e arrembanti, ma orfani di una personalità definita. Alla lunga risulta difficile riconoscere le tracce, così come è impresa ardua capire quando finisca il gioco dei rimandi (ai vari Devourment, Disgorge e Pathology) e quando inizino i Visceral Disgorge. La sensazione è che il secondo album in carriera del quintetto americano sia il classico disco gradevole, ma di quelli che possono essere rapidamente rimpiazzati dal primo lavoro di genere altrettanto valido che dovesse capitare sottomano.