7.5
- Band: VISIGOTH
- Durata: 00:42:21
- Disponibile dal: 09/02/2018
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Uno sguardo all’orizzonte, la terra trema: i Visigoth son tornati e sono pronti per l’ennesima invasione. Continua imperterrita l’avanzata dei barbari di Salt Like City che, dopo il roboante debut album del 2015, targato “The Revenant King”, proseguono nella loro marcia a pieno ritmo con il qui presente “Conqueror’s Oath”. Un’offensiva potente e possente utilizzando le stesse armi sciorinate in occasione del primo assalto: un macinato di epic metal d’annata, ispirato principalmente ai fondatori del genere in terra americana, leggasi Omen, Manilla Road e Manowar, perfettamente amalgamato con le sonorità più ‘metalliche’ nate nel Regno Unito sul finire degli anni ’70. Ad ulteriore conferma del loro intento primordiale e sottolineato dagli stessi Visigoth in sede di presentazione della seconda fatica, curata ancora una volta dalla Metal Blade Records. Nessuna presunzione, nessuna volontà di riscrivere o rivedere un genere. Un solo obiettivo: scrivere musica scatenata dalla passione per quei dischi incisi a suo tempo dai gruppi sopra menzionati. E se il primo colpo inferto portava con sé, oltre ai tipici riff battaglieri e rocciosi, anche alcuni tuffi nel doom in stile Grand Magus, in “Conqueror’s Oath” i nostri hanno compiuto una virata maggiormente power, aumentando così il tasso di epicità generale. Ma andiamo con ordine. Pronti via e con “Steel And Silver” il martello scandinavo, nel nostro caso a stelle e strisce, comincia a battere con prepotenza: un martello argentato, d’acciaio, che dà forza e scandisce il passo deciso e determinato del combo proveniente dallo Utah guidato dal singer Jake Rogers, il quale si erge ad autentico capo popolo grazie ad una voce piena e grintosa, nemmeno troppo aggraziata e acuta. Una sorta di Rob Halford del nuovo millennio che dimostra tutte le sue capacità nella successiva “Warrior Queen” (soprattutto nella parte finale) dove la maestosità epica viene leggermente accantonata per lasciare spazio a riff più tecnici e taglienti, tipici di quella NWOBHM forgiata e diffusa dagli stessi Judas Priest. A questo punto fondete i brani appena ascoltati ed avrete la tellurica “Outlive Them All”: ritmi da autentica invasione barbarica sfociano in un refrain alla “Black, Wind And Fire Steel”, ma più genuina e meno ‘true’ rispetto ai padrini capitanati dal buon Joey DeMaio. Niente male come terzetto d’apertura: tre singoli (già diffusi in streaming nelle ultime settimane) che, pur non portando novità assolute, confermano come il quintetto d’oltreoceano abbia tutte le caratteristiche per prendere in mano le redini di chi li ha preceduti e cavalcare fieri e solidi verso il futuro, portando alto il vessillo dell’epic metal più grintoso e aggressivo. La calata dei Visigoth continua prima con il midtempo di “Hammerforged” che, sostenuto dai canonici cori bellicosi, lancia più di un richiamo ai Maiden di inizio millennio (alla voce “The Fallen Angel” di “Brave New World”), quindi con la trascinante “Traitor’s Gate”. L’avvio malinconico, scandito e narrato dall’ugola dello stesso Rogers, apre definitivamente il cancello al vero traditore: “Betrayer! Deceiver!” si alza tonante l’urlo dell’intera band mentre le ritmiche riprendono a tritare il terreno; altra hit che, in sede live, troverà sicuramente spazio oltre ad una serie di teste pronte a scapocciare a destra e manca. Amanti delle terre scandinave, i Visigoth non dimenticano comunque le proprie radici e con “Salt City”, oltre a dedicare il brano stesso alla loro città d’origine, si lanciano in una power song dal sapore grezzo, ruffiano, senza tanti stravolgimenti e sperimentazioni. Da parte sua “Blades In The Night” non aggiunge nulla a quanto ascoltato sino a questo punto tanto che, a conti fatti, risulta anche il brano meno ispirato dell’intero lotto, pur rimanendo su buoni livelli soprattutto dal punto di vista strumentale. Il secondo e letale attacco viene portato a termine dalla conclusiva “The Conqueror’s Oath”, una marcia trionfale, forse troppo cadenzata, a celebrare la nuova tappa conquistata dai ragazzi dello Utah. La battaglia è comunque stata dichiarata e i Visigoth hanno già dimostrato in due occasioni di saper stare sul campo: con i propri mezzi ma anche con mestiere, il giusto, che non guasta mai. Da tenere d’occhio, in attesa di vederli on stage.