8.0
- Band: VISION DIVINE
- Durata: 00:47:58
- Disponibile dal: 20/09/2024
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Il nono disco in studio dei Vision Divine non poteva che essere un lavoro ricercato ed articolato che segue un concept – scritto dallo stesso leader e chitarrista Olaf Thorsen in persona – che racconta di tre angeli bannati dal paradiso ed esiliati che dovranno riunirsi per salvare la Terra.
Per rendere il racconto ancora più avvincente, ecco la presenza di alcuni ospiti che vanno ad interpretare i diversi personaggi e protagonisti: Ray Alder (Fates Warning), Alle Conti (Twilight Force, Trick Or Treat) e AC Wild (Bulldozer) danno quindi il loro contributo anche se limitato ad un’apparizione ciascuno.
“Blood And Angels’ Tears” è un lavoro che, da un lato riporta i Vision Divine su territori più powereggianti, con brani compatti che lasciano un po’ da parte le sonorità progressive dei precedenti lavori; dall’altra è un lavoro che necessita di diversi ascolti prima di essere apprezzato al meglio.
Se le svariate influenze di questi venticinque anni di storia della band sono tutte ben presenti, possiamo affermare che, a nostro parere, qui vengono riprese con decisione le sonorità dell’omonimo debutto, rivedendole in chiave moderna e con un tocco maggiormente estroso capace di ricordare anche qualcosa di un disco articolato e non immediato come fu “The Perfect Machine”.
Dopo una breve intro orchestrale e narrata, col compito di far immergere l’ascoltatore all’interno del concept, è la terremotante title-track ad aprire le danze: l’ugola di Ivan Giannini viene spinta su note inarrivabili per i più, ma in generale sono molti i passaggi in questo disco dove la sua voce è messa a dura prova. Il talentuoso cantante ne esce a testa alta, seppur a tratti sembra quasi forzare eccessivamente.
“Once Invinsible” continua a battere su territori powereggianti con un riff vulcanico e graffiante, trainando il drumming impazzito di Matt Peruzzi (veramente sopra le righe la sua prova!). Sale ufficialmente in cattedra anche Alessio Lucatti, prima con tappeti di tastiere avvolgenti che aprono la via all’accattivante “Drink Our Blood” (con le sue coordinate ottantiane, un pò in stile arena rock), poi volando attraverso un assolo fulmineo durante la stessa.
Il prog più raffinato prende per mano “When Darkness Comes” con le sue atmosfere eleganti accompagnandola su ritmi controllati e spingendola tra soffuse e soffici melodie vocali fino ad un refrain teatrale e ricco di pathos; l’assolo di Thorsen è melodico e sognante, il ritornello è accattivante e si stampa subito in testa prima di rituffarsi sulle note incalzanti di “Preys”, pezzo dinamico che presenta cambi di tempo repentini ed una fase centrale oscura, dove Giannini mostra tutta la sua duttilità vocale e si lancia su note elevate durante un chorus condotto dalla doppia cassa di Peruzzi.
La piacevole ed ariosa “Go East” ricorda alcune composizioni più spensierate che spesso hanno accompagnato la carriera dei Nostri come “Violet Loneliness” e “ Versions Of The Same” mentre con la vulcanica e vertiginosa “The Broken Past” si torna a colpire azionando il detonatore.
L’attesissimo Ray Alder afferra finalmente il microfono e duetta con Ivan durante la strofa, ma durante il ritornello ecco comparire anche l’ugola forte e tonante di Alle Conti: insieme confezionano un brano di power metal infuocato di assoluto livello, nonchè uno dei momenti cardini dell’intero ascolto. La conclusiva e teatrale “Lost” ci ammalia tra le note sognanti del pianoforte, con la voce possente di Ivan a prendere ancora il sopravvento prima di un gran finale in crescendo con le tastiere di Lucatti ed una voce narrante che svaniscono dandoci appuntamento alla seconda parte dell’opera che vedrà la luce nel prossimo futuro.
Possono piacere o meno i Vision Divine – dopotutto ciò dipende dai gusti musicali di ciascuno: quel che è certo ed inopinabile è che questo disco presenta una qualità elevata nel songwriting ed una tecnica individuale sopra le righe; ma la caratteristica che rende “Blood And Angels’ Tears” un lavoro fuori dal comune è la sua personalità, che traspare con fermezza durante l’ascolto, fatto non usuale tra le produzioni attuali ed in particolare all’interno del genere power metal. Una conferma quindi per una delle punte di diamante della scena nostrana.