8.0
- Band: VISION DIVINE
- Durata: 00:51:13
- Disponibile dal: 14/09/2012
- Etichetta:
- earMusic
- Distributore: Edel
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Nel 2009 il ritorno di Fabio Lione alla voce dei Vision Divine non era stato adeguatamente valorizzato da “9 Degrees West To The Moon”, un disco altalenante che lasciava intendere come nel processo di riassestamento della formazione e nelle successive registrazioni qualcosa non fosse andato per il meglio. Oggi il chitarrista leader del gruppo, Olaf Thorsen, imputa le mancanze di quel lavoro a colui che ne aveva curato i suoni: l’ex chitarrista degli Stratovarius, Timo Tolkki. A lui Thorsen critica la scelta di rimuovere le parti acustiche e di aver forzato la band, linee vocali soprattutto, ad una registrazione piuttosto frettolosa. Ecco forse il motivo principale per il quale la produzione del nuovo “Destination Set To Nowhere” – che ha il non semplice compito di riportare i Vision Divine ai livelli dei tre magnifici album con Michele Luppi alla voce – è stata curata da Olaf Thorsen in prima persona, il quale ha fatto un ottimo lavoro, riuscendo a dare ad ogni strumento il suo spazio e a mettere al contempo in risalto quella che può essere considerata come una delle migliori prestazioni di sempre da parte di Fabio Lione. Uno dei punti di forza di questo disco sono proprio le linee vocali e l’interpretazione pulita, potente e meno vibrata del solito da parte del cantante pisano dei Rhapsody Of Fire. Le melodie e le variazioni di umore su cui spesso la band punta, variegando la propria anima classicamente power progressive, catturano l’ascoltatore. I ritornelli in più casi fanno presa, rimanendo in mente, e non mancano nemmeno brani meno immediati più inclini verso il lato prog metal della band, che crescono ascolto dopo ascolto. Dopo la suggestiva intro con la poesia trecentesca “S’i’ Fosse Foco, Arderei ‘l Mondo” di Cecco Angiolieri interpretata dall’ex cantante dei Beholder e oggi doppiatore Leonardo Patrignani, troviamo quindi vari brani che, pur non contenendo particolari spunti innovativi o non discostandosi sostanzialmente dallo stile del gruppo, convincono pienamente come “Beyond The Sun And Far Away” – con le sue variazioni tra strofe pacate e ritornelli più veloci – “The Ark”, dalla bellissima apertura refrain, o le catchy “Mermaids From Their Moons” e “The Sin Is You”, quest’ultima particolarmente orecchiabile e melodica. A fianco di questi pezzi, per la maggior parte mid tempo anche se piuttosto vari come struttura e ritmiche, trovano spazio sia “The Lighthouse”, un bel episodio più tipicamente power che ci riporta al primo omonimo album datato 1999, sia il bel lento “Message To Home”, dalle linee vocali dominate dall’espressività di Lione. Qualche passaggio meno entusiasmante, ma ad ogni modo discreto, tra cui la più aggressiva e quasi thrashy nel riffing “Here We Die”, completa un lavoro che difficilmente scontenterà chi ha finora apprezzato i Vision Divine. A livello di tematiche, il disco è basato su un concept che narra un viaggio intrapreso da alcuni esseri umani alla ricerca di un mondo nuovo e privo del degrado sociale che domina la terra; esplorazione che dopo un successo iniziale si scontrerà inevitabilmente con l’indole autodistruttiva umana. Un racconto metaforico forse un po’ superficiale nella forma, ma dal messaggio ricco di riflessioni condivisibili sul mondo in cui viviamo. “Destination Set To Nowhere” è dunque il disco con cui i Vision Divine possono ripartire sul serio, potendo ora contare su una formazione più rodata, su di un’etichetta importante come la Edel e, non ultima, su di una voglia di rilancio intuibile anche dalla scelta di non utilizzare in copertina il classico logo della band.