6.0
- Band: VISIONS OF ATLANTIS
- Durata: 00:26:21
- Disponibile dal: 04/29/2016
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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“Old Routes New Waters” è il titolo di questo autocelebrativo (è proprio il caso di dirlo) EP degli austriaci Visions Of Atlantis, e i motivi che stanno dietro a un simile titolo possono essere subito ben chiari con solo una rapida occhiata alla tracklist e alla line-up. Le cinque canzoni incluse in questo album altro infatti non sono che rifacimenti di brani provenienti dai primi album della band, più precisamente uno dal debutto “Eternal Endless Infinity”, tre dal buono “Cast Away”, e infine un ultimo dall’interlocutorio “Trinity”, album registrato oramai già senza la compianta cantante originale Nicole Bogner. Le ‘vecchie rotte’ quindi paiono essere proprio queste tracce già edite, riregistrate e remixate con la tecnologia, ma soprattutto dalla formazione attuale. Formazione che, rispetto all’ultimo “Ethera” targato 2013, è stata stravolta di ben quattro quinti: sono stati infatti allontanati tutti i musicisti salvo il fondatore e batterista Thomas Caser, reinserendo poi però ben tre volti che militarono nella band durante i suoi primi anni, gli anni appunto della pubblicazione dei dischi sopra citati. Vecchie canzoni con la vecchia formazione ma con una veste nuova, sottindende però il titolo, e questa veste nuova è da ricercarsi nella nuova coppia ai microfoni Delauney-Samer, rispettivamente ex cantanti di Serenity e Dragony, che prendono il posto dei dimissionari Mario Plank e Maxi Nil. Ma a questo punto, finita la telecronaca di cambi di formazione che paiono quasi da telenovela, ci chiediamo: com’è questo EP? Ci dà qualcosa in più rispetto a quanto già sentito, visto che non ci sono inediti? Purtroppo, ci sentiamo di rispondere con un ‘no’, perché queste cinque nuove registrazioni a nostro avviso non aggiungono appunto molto ai pezzi originali. Anzi, l’effetto di ‘già sentito’ presente già ai tempi sui brani originali è qui ulteriormente amplificato e, considerato che i Visions Of Atlantis non sono comunque mai stati una band proprio innovativa, ci rendiamo conto subito che non bastano questi nuovi arrangiamenti e i due nuovi sontuosi timbri vocali per spingerci a parlare di un prodotto che possa andare sopra la risicata sufficienza. Certo, la voce della vocalist francese è un vero splendore, acuta, operistica e perfetta come mai i Visions Of Atlantis hanno avuto, ma come dicevamo qui il colpo parzialmente a vuoto arriva più che altro a livello compositivo che a livello delle prestazioni dei singoli. “Seven Seas” ad esempio è troppo simile all’originale per colpirci veramente, e la timbrica più oscura di Samer non basta a convincerci di un effettivo salto di qualità. La maggior presenza strumentale nella frizzante “Lost” piace, ma è ancora il già sentito ritornello a rimanerci in mente, così come succede anche con l’opener “Lovebearing Storm”, che presenta un duetto sicuramente ben fatto, ma non così istrionico da farci urlare al miracolo. Con l’eccezione della sola “Last Shut Of Your Eyes”, canzone che ci è sempre piaciuta e che in questa nuova versione ci fa correre anche più brividi giù per la schiena, non troviamo quindi su quasi nessun pezzo un motivo per dirvi che questa manovra commerciale sia perfettamente riuscita. Il prodotto è certo piacevole e sincero, un buon modo forse di aprire un nuovo ciclo – speriamo più duraturo – per la band austriaca, ma non possiamo considerare questo disco più che un semplice riempitivo in attesa di un nuovo album.