7.0
- Band: VIZA
- Durata: 45:00
- Disponibile dal: 17/01/2014
- Etichetta:
- Architects Of Melody
- Distributore: Graviton Music Services
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Altro giro di boa per i cugini di secondo grado dei System Of A Down, dopo l’interessante “Carnivalia” di un paio di anni fa. Armenia, Grecia e Los Angeles si fondono ancora in un pastiche multietnico di contaminazioni sonore, ma il sentore non è più quello che caratterizzava la festa carnascialesca del precedente lavoro. “Aria” infatti si presenta con una copertina minimale, in quasi totale sfondo nero, ed in effetti si contrappone al precedente tripudio di colori che era stato “Carnivalia”. “Aria” rappresenta inoltre una parte più tetra e cupa, se non altro a livello di arrangiamenti. O almeno questo è come si può porre questo nuovo lavoro al suo primo ascolto. Dopo diversi ascolti, però, e una volta settata l’abitudine a vedere “Aria” come sdoganato da queste premesse, ci si può anche godere quello che di buono questo nuovo lavoro – il terzo a nome Viza, dopo i primi due coi Visa – può offire. Nonostante gli arrangiamenti siano più heavy metal che il precedente lavoro, la potenza dei brani sembra invece essere più spostata verso un sound più alt-rock. “Midnight Hour (Dingle Rock)” è un ottimo singolo, condito anche da un video assolutamente esilarante e a suo modo geniale. “Quicksand”, “Alley In Tijuana”, “Take Over The World” sono ottimi esempi di questo album e del suo processo evolutivo del sound-Viza. “The Girl That Doesn’t Exist” è anche l’esempio di una ballad etnica eppure molto radiofonica, mostrando sempre e comunque la poliedricità della band. “Viktor’s Vanguard” è anche il classico brano Viza, contaminato inevitabilmente dai SOAD eppure godibile per via della sua vivida personalità, così come “Brunette”, eclettica e schizofrenica. Gogol Bordello e Faith No More si sentono ancora tra le righe, e ancora una volta non è un male. “Aria” conferma ancora la sua buona dose di personalità, anche se avrebbe potuto essere ancora molto più esponenzialmente esplosivo. Nonostante qualcuno avrebbe potuto desiderare un processo evolutivo ancora più spinto verso lidi più festosi e rinascimentali, i Viza hanno dimostrato ancora una volta di sapersi configurare come realtà assolutamente significativa per il quanto riguarda la contaminazione tra Balcani, West Coast, folk music e hard rock, con un altro pugno di brani di buona fattura.