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- Band: VOID OF SILENCE
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
- Etichetta:
- Code666
- Distributore: Audioglobe
Indescrivibile. “Criteria Ov 666” è in assoluto uno degli album più fuorvianti e che esulano da semplici classificazioni che mi sia mai capitato di ascoltare. I Void Of Silence non hanno quindi creato soltanto un masterpiece che già da ora si prepara a rimanere scolpito tra le rughe del tempo, ma sono soprattutto riusciti nell’intento di fuggire ogni etichetta, catalogazione e possibile paragone come raramente succede. Nelle nove spettrali tracce del secondo capitolo Void Of Silence, troverete l’inferno spalancato dinanzi: visioni senza contorno ed ombra di una dimensione fittizia e surreale – seduzione e violenza di un demone a tre teste. Riccardo Conforti, Ivan Zara e Malfeitor Fabban, hanno creato qualcosa di davvero unico ed irripetibile e che difficilmente potrà essere superato in futuro: “Criteria Ov 666” sarà un nuovo punto di riferimento per tutti, un monumento da osservare con timore e riverenza e che conferma le prime istanze di una band che non ha ancora ricevuto gli onori che meriterebbe. Immaginate il death/doom dei primi My Dying Bride e Paramecium, mescolati alle insane visioni di Unholy e Decoriah, filtrati attraverso un tetro e malatissimo occhio che crea immagini di disperazione, olocausti di perversione, frammenti di disturbo sonoro/visivo: tutto questo, unito alle atmosfere opprimenti modellate da suoni, voci ed immagini ereditate dall’esperienza dei nostri in ambito industrial-noize-ambient (ed il grande amore di Riccardo per Raison D’Etre esce in più di un’occasione alla scoperta), fa diventare l’inferno privato dei Void Of Silence qualcosa di assolutamente deviato e frutto di uno studio e scoperta di una coscienza francamente sovraumana o, per meglio dire, inumana, impossibile da definire con dei contorni ben precisi o dettagli sufficientemente dichiarati. Le liriche poi, composte dalla penna ispirata di Malfeitor Fabban, sono una paranoica e violenta retrospettiva d’introspezione, che completa con un tocco di magnetismo sciamanico un’opera che incanala energie ed emozioni che sfidano tempo, spazio, dimensioni. “With No Half-Measure”, “Anthem For A Doomed Youth”, “The Ultimate Supreme Intelligence” e “Universal Separation” sono dei capolavori assoluti, capaci di raccogliere all’interno devastazioni psichiche, visioni ottenebrate e frammenti di genio; “Anger”, “Nothing Immortal” ed un bijoux di apocalyptic-folk come “Victory!”, sono invece qualcosa di ben più intimo e riservato ad una dimensione assolutamente intima, privata, personale. Roba per pochi, ma che mi auguro riesca a saziare le interiora dei molti.