VOID OF SLEEP – Metaphora

Pubblicato il 31/03/2020 da
voto
8.0
  • Band: VOID OF SLEEP
  • Durata: 00:44:40
  • Disponibile dal: 27/03/2020
  • Etichetta:
  • Aural Music
  • Distributore: Audioglobe

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Ci erano mancati assai, i ravennati Void Of Sleep, in questi cinque anni intercorsi tra l’ultima release, “New World Order” del 2015, ed il loro nuovo e terzo full-length album, “Metaphora”, edito in questi giorni nefasti e irripetibili di pandemia mondiale e quarantena nazionale. Certo, non facile e assolutamente non fortunato il momento capitato loro per pubblicare l’importantissimo disco del rientro sulle scene, ma la band nostrana non deve assolutamente demordere, in quanto il lavoro che stiamo recensendo risulta davvero di pregevole fattura.
E già dalle avvisaglie di inizio carriera, fin dall’esplosivo debutto più sludge e Sabbath-oriented “Tales Between Reality And Madness”, avevamo capito di trovarci di fronte ad una compagine di livello superiore ed internazionale; comprensione poi bissata dalla buona conferma del meno immediato, più studiato e complesso, già citato “New World Order”. E’ con estrema curiosità che quindi ci siamo approcciati a “Metaphora”, tenendo conto anche del fatto che diverse cose sono cambiate in casa Void Of Sleep, prima fra tutte la separazione dal bassista e produttore Riccardo ‘Paso’ Pasini: in sua sostituzione è arrivato Andrea Burgio dai Nero Di Marte, una sicurezza; in più, i Nostri hanno deciso di aggiungere un tastierista/synther alla lineup, materializzatosi nella persona di Mohammed ‘Momo’ Ashraf (Postvorta), scelta quanto mai azzeccata e per nulla di secondo piano; infine, troviamo nella produzione di “Metaphora” un deciso distacco dal passato, non rinnegandolo, chiaro, ma modernizzando e attualizzando i suoni per risultare un po’ meno retrò, un po’ meno ‘grezzi’, ben più ‘caldi’ e puliti, in senso positivo.
Presentato da un artwork realizzato dal chitarrista Marco ‘Gale’ Galeotti, che in questi ultimi anni si è rivelato ottimo esponente di arte contemporanea, il nuovo album dei Void Of Sleep è decisamente un passo in avanti, nel loro approccio allo stoner/sludge psichedelico e hard rock oriented, verso lidi melodici e, in definitiva, più pacati. Con ciò, però, non intendiamo dire che la band abbia abbandonato il tiro ‘sporco’ e aggressivo delle uscite precedenti, ma semplicemente che la musica dei romagnoli si è fatta più diretta, immediata e soprattutto rappresentata da brani riconoscibilissimi e più vari rispetto al passato, quando l’uniformità e un certo tipo di coerenza tra brano e brano, all’interno di una struttura compositiva comunque piuttosto aperta, erano abbastanza evidenti. Oggi, invece, con “Metaphora”, possiamo dire che il gruppo abbia costruito e studiato a tavolino una tracklist perfetta che alterna in modo saggio e sapiente episodi di lunghissima durata, lunga durata e tracce strumentali, il tutto aleggiato da ottimo gusto e cura negli arrangiamenti davvero apprezzabili.
Si parte in modo atipico, per loro, con “The Famine Years”, una cospicua introduzione strumentale sorretta da un arpeggio e da elettronica di sfondo, ma impreziosita da una prima chitarra che puntella il tutto con rintocchi solisti precisi e di classe; per poi sfociare nella fantastica “Iron Mouth”, uno dei brani migliori mai scritti dal combo ravennate, undici minuti di perfezione in cui i Mastodon più progressivi si rispecchiano in strutture ardite, non nuove per i VOS, ma rielaborate e re-interpretate in modo rinnovato, con una costante cesellatura di particolari e abbellimenti che, proseguendo con gli ascolti, emergeranno splendenti sempre più allo scoperto. A sorpresa, nella terza “Waves Of Discomfort”, ci ritroviamo al cospetto di un’altra strumentale, quasi completamente dominata da un sottofondo ambient di synth e segnata dagli effetti distorti di basso e chitarra, una traccia apparentemente di passaggio ma che si incasella ottimamente nel fluire di “Metaphora”, che riparte deciso con il suo primo video-singolo, “Unfair Judgement”, un episodio che non ci fa gridare al miracolo ma che si assesta su livelli distintissimi, con la band alle prese con un incedere quasi sonnolento ma che ha in melodie raffinate il suo punto di forza. “Master Abuser” è chiaramente il pezzo aggressivo dell’album, dotato di una prima parte molto pesante e dinamica, al limite del thrash, e di una voce parecchio estrema, per gli standard dei Void Of Sleep, fino alla seconda parte di brano, dove si rallenta, la psichedelia prende il sopravvento, si cresce di nuovo e si chiude imprevedibilmente con più di un minuto di synth ambientali. La seguente “Modern Man” è associabile ad “Unfair Judgement”, canzone che piace subito e che pare costruita ad hoc, pur non riservandoci attimi di grande esaltazione. Cosa che invece accade – l’esaltazione – con la suite finale “Tides Of The Mourning”, enorme esempio di capacità compositiva sopra la media e, di nuovo, attenzione maniacale e gusto sopraffino negli arrangiamenti: tastiere sempre udibili e mai banali, giri e partiture di chitarra che si intrecciano a meraviglia, un basso che risulta personale e ricercato, un lavoro dietro le pelli che, tra fill, giochi di piatti e altri passaggi encomiabili, guida il tutto con maestria e fantasia; ed infine la prestazione vocale di Andrea ‘Burdo’ Burdisso, mai come su “Metaphora” varia e sempre sul pezzo.
I Void Of Sleep sono finalmente tornati e lo fanno con un lavoro eccezionale, per noi paragonabile all’esordio e superiore al precedente disco. “Tales Between…” fu un fulmine a ciel sereno, “Metaphora”, pur equivalendolo, per certi versi gli è anche superiore, di certo in termini di maturità e profondità. Bentornati, ragazzi, è un piacere risentirvi.

TRACKLIST

  1. The Famine Years
  2. Iron Mouth
  3. Waves Of Discomfort
  4. Unfair Judgement
  5. Master Abuser
  6. Modern Man
  7. Tides Of The Mourning
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