7.0
- Band: VOLA
- Durata: 00:42:40
- Disponibile dal: 12/10/2018
- Etichetta:
- Mascot Records
- Distributore: Edel
Spotify:
Apple Music:
Difficile e a tratti ambiguo, l’approcciarsi alla proposta dei danesi Vola richiede un’apertura mentale notevole ed un gusto musicale ampio e variegato: quello che viene richiesto ai metallari, solitamente d’indole intransigente e ‘chiusa’, quando una formazione vira troppo al largo dalle spiagge tranquille e fidate per andare a perdersi nel territorio di isole altre, dalle coste sconosciute e poco battute.
Avevamo scoperto i Vola dal vivo, qualche anno fa, quando con gli ottimi Agent Fresco aprirono l’ultimo tour dei Katatonia transitato dalle nostre parti. Fattisi conoscere con il precedente, e debut-album, “Inmazes”, la band del co-fondatore, cantante e chitarrista Asger Mykind ci aveva sufficientemente convinto con la sua miscela di sonorità progressive, elettronica e riffoni palm-mute di totale derivazione Meshugghiana, sebbene il suo appeal on stage fosse lontano da quell’attitudine metallica che spesso (o sempre?) gradiremmo mostrataci da qualsivoglia gruppo della scena sia on stage. Oggi, a distanza di tre anni dall’esordio, i Nostri tornano in pista con “Applause Of A Distant Crowd”, che fin dal cover artwork, dal look d’ordinanza e dalle foto promozionali del quartetto scandinavo, ci ripresenta un’entità che fa di tutto, naturalmente o meno, per allontanarsi dal mondo e dall’iconografia metal tout-court per abbracciare il più possibile l’alone trasversale di realtà alternative che, mettendo sul piatto qualche nome in ordine sparso, possono essere ora i Porcupine Tree e gli Enter Shikari, ora i Pendulum oppure il Devin Townsend solista. C’è chiaramente del progressive rock, nel background multicolore dei Vola, e c’è del djent, soprattutto quando i ragazzi di Copenhagen si mettono di buzzo buono per suonare un po’ aggressivi (“Smartfriend”, “Whaler”), ma ciò che identifica maggiormente questa compagine è in primis l’uso dell’elettronica – a tratti raffinato, a tratti ossessivo e più danzereccio, comunque sempre piuttosto ingombrante – e, di seguito, le curatissime melodie, vocali, di tastiere o di synth che siano, atte ad infondere nell’ascoltatore sensazioni profonde ed emozionali, quasi mai negative ed oppressive, bensì molto serene e volte al positivo, sebbene non si abbia avuto modo di leggere le tematiche delle lyrics di “Applause Of A Distant Crowd”, che nel suo tema generale dovrebbe discorrere dell’influenza dei social network sulle nostre relazioni interpersonali. Esempio principe di questa caratteristica predominante dell’album è rappresentato dall’opener “We Are Thin Air”: il mood complessivo della canzone è molto leggero, sottile (‘thin air’), con un bel riffing cadenzato ed un arrangiamento elettronico splendido a fare da base ad una serie di ottime linee vocali, a loro modo rappacificanti e rilassanti.
Peccato che il resto della tracklist non sia all’altezza delle aspettative lanciate dalla traccia d’apertura: dopo diversi passaggi, ci si trova infatti davanti ad un disco encomiabile per realizzazione e tecnica strumentale, ma troppo soft nei contenuti, troppo poco metallico, nell’essenza e anche nei suoni, per prenderci appieno. “Whaler” e “Still” piacciono tanto, ma tutto il resto, composto bene e piacevole pure, scorre via senza molto futuro, senza lasciare un segno tangibile e profondo per perdurare nel tempo. Per chi mastica meglio di noi questo genere e la forte commistione di elettronica e pop in un contesto progressivo e metal, probabilmente “Applause Of A Distant Crowd” sarà rasente la perfezione ed il puro godimento; noi ci mettiamo a metà strada, facendo ai Vola un bell’applauso restando però tra la ‘folla distante’ che difficilmente li amerà mai alla follia.