8.0
- Band: VOLBEAT
- Durata: 00:53:02
- Disponibile dal: 06/03/2016
- Etichetta:
- Universal Music Enterprises
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Sei album in poco più di dieci anni e tutti, a nostro giudizio, non solo qualitativamente validi, ma anche una spanna sopra alla media generale in quanto a personalità. Non capita spesso infatti di imbattersi in un sound riconoscibile sin dalle prime note di un pezzo e i Volbeat sono proprio una di queste rarità. Partiti con un mix piuttosto pesante e groovy tra metal e rockabilly, si sono poi evoluti incorporando influenze rock, country, punk e hard rock, dando vita a uno stile con una propria identità ma mutevole al tempo stesso. Con il susseguirsi delle uscite discografiche i pezzi dei Volbeat si sono fatti più vari e si sono anche alleggeriti, dando più spazio alle melodie e alla voce sempre in costante miglioramento del frontman e leader Michael Poulsen, fino ad arrivare al picco di orecchiabilità e al contempo di maturità del nuovissimo “Seal The Deal & Let’s Boogie”. Il qui presente lavoro prosegue infatti sulla strada tracciata soprattutto dal precedente “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies” e si presenta senza dubbio come il disco più commerciale mai pubblicato dal quartetto danese. Questo basterebbe a far storcere il naso alla gran parte dei metal fan che seguivano la band soprattutto agli inizi. Peccato però (o per fortuna), che la qualità dei pezzi, la loro assoluta efficacia, la loro capacità di far presa e girare in testa grazie a melodie azzeccatissime e linee vocali accattivanti, sia innegabile. E così la tracklist di “Seal The Deal & Let’s Boogie” appare a tutti gli effetti come un concentrato di singoli potenzialmente in grado di demolire le classifiche e garantire al gruppo quella fetta di grande pubblico che meriterebbe. Se il primo singolo “The Devil’s Bleeding Crown” o la titletrack conservano un taglio più metal dato dall’incisività di riff e ritmiche incalzanti, pezzi come “For Evigt” (una sorta di “Lola Montez” in chiave più malinconica con un bello stacco di banjo centrale), “Marie Laveau”, “Let It Burn” o “Mary Jane Kelly” sono brani dotati di ritornelli talmente diretti e melodie ariose al punto da meritare una menzione tra i pezzi rock meglio riusciti sentiti ultimamente. E ancora le bellissime aperture di “The Gates Of Babylon”, le influenze anni ’50 sui cori della trascinante “Black Rose” con ospite Danko Jones, o la magnetica “Goodbye Forever” con i suoi cori di voci femminili, sono episodi fatti per essere cantati dal grande pubblico di platee sconfinate durante i live. A completare il quadro abbiamo anche la solita scelta di proporre due discrete cover di brani non certo inflazionati, come “Rebound” dei relativamente giovani Teenage Bottlerocket e “Battleship Chains” degli storici The Georgia Satellites, e di chiudere con “The Loa’s Crossroad”, una traccia dal riffing più metal che nello stacco che chiude i ritornelli contiene un nemmeno troppo velato richiamo a “The Four Horsemen” dei Metallica, da sempre una delle band preferite di Poulsen. La sola poco brillante “You Will Know” non pesa sul giudizio di un disco che, grazie anche a dei suoni perfettamente bilanciati, curati come al solito da Jacob Hansen, ha tutte le carte in regola per lanciare definitivamente il gruppo alla conquista di un ampissimo pubblico. Certo, ci sarà chi non apprezzerà l’alleggerimento del sound e l’allontanamento dalle sonorità più prettamente metal, ma questo sono i Volbeat, ossia una band che non ha paura di osare, che non ha paura di evolversi utilizzando al meglio le proprie qualità e che non ha paura di mescolare le carte e a conti fatti vincere ogni volta tutte le mani.