6.5
- Band: VOMIT FORTH
- Durata: 00:27:08
- Disponibile dal: 11/10/2024
- Etichetta:
- Century Media Records
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A poco più di due anni di distanza dall’esordio “Seething Malevolence”, periodo speso a macinare chilometri in furgone e a supportare gente come Cattle Decapitation, Kruelty, Pain of Truth e The Acacia Strain, tornano i Vomit Forth con la loro ignorantissima miscela di hardcore e death metal, sempre sotto l’egida della potente Century Media.
Una proposta che, di questi tempi, qualcuno potrebbe accostare a certe sterili derive su cui la stessa etichetta tedesca ha puntato forte dall’esplosione del fenomeno Lorna Shore, ma che in realtà guarda a coordinate musicali ben più astiose, concrete e radicate nella tradizione underground dei rispettivi generi, per un flusso che continua a montare come un’onda prima di abbattersi in modo decisamente poco conciliante e ‘trendy’ sull’ascoltatore di turno.
Registrato sotto la supervisione di Randy LaBeouf (Jesus Piece, Kublai Khan), “Terrified of God” porta quindi avanti la visione del suddetto full-length e il suo linguaggio prettamente barbaro e istintivo, la cui forza non risiede tanto nella capacità di strutturare i singoli pezzi, quanto piuttosto nella verve che consente alle chitarre e alla sezione ritmica di inanellare una parentesi distruttiva dopo l’altra, generando un clima di tensione da sfogare necessariamente in sala pesi o in mezzo pit.
In effetti, calandosi nella tracklist e immaginando quella che potrebbe essere stata la sua lavorazione, è facile pensare che il gruppo del Connecticut sia solito buttare tutte le proprie idee sul tavolo per poi assemblarle ‘a cazzo di cane’, senza badare chissà quanto alla forma e focalizzandosi anzitutto sull’impatto sprigionato dai vari riff e breakdown; un modus operandi azzardato, ma che per il momento – complici un’ispirazione ancora decorosa e la genuinità della ferocia sprigionata – permette al suono dei Nostri di non affossarsi, con l’introduzione di spunti black metal a completare un quadro decisamente minaccioso, se non addirittura apocalittico.
Una musica che, partendo dalla lezione di trogloditi come Skinless e Internal Bleeding e da quella del metalcore più truce e caustico (Turmoil, All Out War, ecc.), si avvicina a quella degli amici/coetanei 200 Stab Wounds, sebbene qui – grazie all’utilizzo di effettistica e di soluzioni industrial – l’insieme tenda a rifarsi meno a scenari tradizionali, con la prima parte dell’opera (“Victim Impact Statement”, “Sacred Apple”, “Blood Soaked Death Dream”) a segnalare più della seconda i Vomit Forth per il loro nervosissimo piglio crossover.
Ovviamente, l’incedere caotico della scrittura porta anche a scontrarsi con episodi che, per usare un eufemismo, non vanno da nessuna parte, ma si può dire che lo scotto, al momento, sia inscindibile dall’offerta del quintetto americano, la cui rozzezza induce sia a mettere le mani in faccia a qualcuno che a sorvolare sulle ingenuità presenti.
Con ogni probabilità, il prossimo passo sarà decisivo per comprendere la vera portata di questi ragazzi.