• Band: VOMITORY
• Durata: 00:40:45
• Disponibile dal: 26/05/2023
• Etichetta:
• Metal Blade Records

Che bello ritrovare i Vomitory. In cuor nostro sapevamo che la reunion degli ultimi anni, inizialmente avviata soltanto per tenere qualche concerto senza enormi aspettative, prima o poi avrebbe condotto a un ritorno a tutti gli effetti. Ci è voluto forse più tempo del previsto, anche perché nel mezzo abbiamo tutti dovuto sorbirci le limitazioni legate alla pandemia, ma, alla fine, eccolo qui il comeback discografico dei death metaller svedesi. Nelle nostre mani a dodici anni dall’ultima pubblicazione del quartetto, “Opus Mortis VIII”, il nuovo “All Heads Are Gonna Roll” strappa subito un sorriso per il titolo e la becera copertina, ma, fortunatamente, finisce presto per esaltare anche e soprattutto per il proprio contenuto musicale. Del resto, ascoltare un disco dei Vomitory è un po’ come rientrare nella casa in cui siamo cresciuti e trovarla pressoché identica, con tutte le cose che avevamo lasciato al loro posto, in una confortevole stabilità che attendeva soltanto noi per essere turbata. Da parecchio tempo la musica della band ha una sua identità radicale che non viene intorbidita da alcun vero compromesso, tanto si muove lungo i binari di un ammirazione verso tutto ciò che è ruvido e vecchia scuola. Con questo, tuttavia, non vogliamo dire che ogni prova del quartetto originario di Karlstad sia sempre stata identica a quella che l’ha preceduta: è infatti evidente come negli ultimi anni prima del momentaneo scioglimento i Vomitory si siano aperti a più formule e influenze – vari tipi di death, thrash metal e grindcore – per portare il loro antico suono su registri più dinamici e coinvolgenti. Lasciando un po’ da parte il blast-beat costante, il gruppo nella seconda parte di carriera ha confezionato ottimi lavori, esplorando inediti codici espressivi e rilanciando più volte un percorso artistico che in certi momenti sembrava sul punto di arenarsi e venire dimenticato. Con “All Heads…” gli svedesi per fortuna riprendono quel proficuo discorso, tornando a macinare un death metal nel quale si avverte un’urgenza espressiva di cui non si riesce a fare a meno, ascolto dopo ascolto. Suddiviso in dieci tracce, il disco intinge la sua trama stilistica in quelle classiche e spigolose sonorità old school death metal tanto care alla band, ma nel suo arrembante incedere finisce appunto per concedere piacevolmente respiro adottando vari canovacci e diverse soluzioni ritmiche. C’è effettivamente un po’ di tutto in questo ritorno marchiato Vomitory: i tipici uptempo tritacarne – che vibrano di una energia ritrovata – ma anche episodi più cupi e monolitici, così come un paio di pezzi in cui trovano spazio increspature thrash che sembrano uscite dal repertorio dei primi Sepultura. Da non dimenticare, infine, delle parentesi d-beat/crust hardcore più pronunciate che mai: il singolo “Raped, Strangled, Sodomized, Dead” perfora le viscere in un moto di emozione che ricorda persino i connazionali Wolfbrigade.
Una tracklist intelligente e curata, insomma, che mette in mostra solo pezzi ben congegnati ed eseguiti con grande disinvoltura da una formazione alla quale la lunga pausa dallo studio di registrazione ha sicuramente fatto bene. Ci si ricollega ai cosiddetti anni d’oro e al tempo stesso si fa entrare aria fresca nei polmoni: difficilmente si poteva fare meglio di così a questo punto di una lunghissima carriera. Avanti Vomitory!