7.5
- Band: VOODOO SIX
- Durata: 00:54:39
- Disponibile dal: 04/06/2013
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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Dopo averli visti ed apprezzati solo qualche settimana fa al Sonisphere a Milano, ci troviamo ora a parlarvi del terzo disco dei Voodoo Six, “Songs To Invade Countries To”. Disco che, ve lo diciamo fin da subito, ci è piaciuto molto soprattutto in virtù della sua capacità di fornire all’ascoltatore un hard rock dal gusto e qualità dei grandi prodotti anni ’80, ma che contemporaneamente riesce a suonare assolutamente attuale e moderno. Potremmo immaginarci un disco di AC/DC o Thin Lizzy, magari venandolo un po’ con l’heavy di marca Iron Maiden, ma dotato di un sound e di una produzione più pulita e spinta, come quella che troviamo sugli ultimi dischi dei Nickelback. Una scelta vincente, che ci descrive una band che ha contemporaneamente un occhio al futuro e una mano ancorata al passato; una scelta che in ultima battuta finisce per donarci un prodotto nel quale melodie bluesy e chitarre crunch si sposano a un basso pompato e ben in evidenza, sempre contornato da una batteria più creativa e costruttiva rispetto all’hard rock cui siamo abituati. Su questa base strumentale densa di elementi ed assai interessante s’inserisce infine l’ultimo elemento della ricetta, rappresentato dalla voce roca, fumosa ed avvolgente del vocalist Purdie, il quale tanto ci ricorda il Chris Cornell dei vecchi tempi. Come dicevamo, l’accurato dosaggio di questi ingredienti finisce per creare un disco assai vario, buono tanto nei frangenti diretti e graffianti quali “Falling Knives” o “Your Way” quanto in quelli più ragionati, ben rappresentati da momenti frizzanti come “Sink Or Swim” o “Lead Me On”, bellissima semi-ballad dal riff portante sinuoso e assolutamente affascinante. Grazie ad un camaleontismo riscontrabile tanto nelle linee vocali quanto in quelle chitarristiche, “Songs To Invade Countries To” riesce poi ad adattarsi a diversi mood e diversi frangenti, risultando ugualmente adatto a diversi tipi di ascolto, da quello impegnato in cuffia e quello più distratto a bordo della propria automobile. Se poi contiamo che almeno un cinquanta percento dei pezzi presenti (se non di più) si presenta come assolutamente adatto alla resa sul palco, capiamo come in effetti questo disco rappresenti per il combo britannico un centro pieno, il perfetto biglietto da visita per presentarsi al grande pubblico degli Iron (con i quali sono in tour) con un pieno di buoni colpi da sparare per guadagnare una fan base maggiore ed entrare nel ‘giro che conta’. Insomma, giudizio pienamente positivo per questo bell’esempio di hard moderno, un’uscita che ci sentiamo di consigliare a tutti coloro che sono rimasti un po’ delusi dal recente impoverimento creativo dei The Poodles o dall’eccessiva commercializzazione della musica dei Nickelback. Ascoltatelo, qui le cose hanno tutto un altro suono, fidatevi!