• Band: VOYAGER
• Durata: 00:44:32
• Disponibile dal: 14/07/2023
• Etichetta:
• Season Of Mist

Abbiamo visto di recente i Voyager tra i protagonisti dell’Eurovision Song Contest e la cosa ci aveva un po’ stupiti, perchè lo stile della band australiana è sempre stato alquanto particolare, capace di accogliere influenze dal prog, dal metal, dal djent, ma anche dal pop e dalla musica elettronica. Questo loro ottavo full-length sembra però in effetti segnare una svolta per Danny Estrin e compagni: le prime tracce della tracklist, tutto sommato, sembrano proseguire un po’ sulla scia del precedente “Colours In The Sun”, senza troppi stravolgimenti e con alcuni degli elementi stilistici a cui abbiamo appena accennato. Già dalla quarta traccia, “Dreamer”, le cose tuttavia cominciano a cambiare: si tratta di un brano dalla partenza elettronica e che suona molto pop ottantiano, ma da lì in poi (salvo, magari il finale di “The Lamenting”), la tracklist appare decisamente più orientata verso un pop rock molto radiofonico, con influenze mutuate, tra le altre, da band di grande successo come i Coldplay o i Muse e con una presenza di tastiere, synth e loop elettronici che finisce per prendere il sopravvento spesso e volentieri sui riff di chitarra. Spicca tra questi brani senz’altro la canzone da loro proposta all’Eurovision, ovvero “Promise”, ma non sono da meno altri brani come “Twisted”, “Daydream” e “Listen”, caratterizzate da un refrain melodico ma anche da sonorità accattivanti e bei ritmi.
Una scelta che deriva probabilmente anche da un differente approccio compositivo, dato che, a differenza del passato, i brani sono stati composti insieme da tutti i membri della band o che magari, al contrario, è stato voluto proprio per essere sicuri di andare tutti verso questa direzione. Quel che è certo è che, avendo seguito la band nel corso degli anni, conoscendo le qualità e le caratteristiche di questi musicisti, non siamo sinceramente molto entusiasti di questa direzione intrapresa dal combo australiano; d’altro canto, dobbiamo ammettere che Danny Estrin ha una voce davvero perfetta per queste sonorità e che, anche per la qualità compositiva e interpretativa, il quintetto ha senz’altro tutte le carte in regola per ottenere ottimi piazzamenti nelle classifiche di vendita in tutto il mondo. Insomma, qualche reminiscenza del loro background ancora è presente in questo “Fearless In Love”, ma se la band dovesse proseguire in questa direzione, sospettiamo che finirà per allontanarsi sensibilmente dai generi che abitualmente amiamo trattare su queste pagine.