7.5
- Band: VREID
- Durata: 00:42:47
- Disponibile dal: 22/02/2013
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
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Passa il tempo e i norvegesi Vreid continuano a sfornare album ineccepibili dal punto di visto qualitativo. Sono passati due anni dall’acclamato “V” – lavoro che valse loro la nomina al Grammy norvegese – e ora i quattro tornano con questo nuovo “Welcome Farewell”, dove cercano di variare ancora una volta i loro connotati, caratteristica, questa, che sta contraddistinguendo la carriera del gruppo. Conservano quindi ancora le reminiscenze thrash, aprono a tratti al rock e non fuggono di fronte alla melodia, sempre presente durante le loro lunghe composizioni (delle volte troppo). Ma veniamo quindi alla descrizione dei brani migliori di questo lavoro. Ad aprire è “The Ramble”, una canzone molto varia, melodica, lenta, ragionata, una sorta di (buon) riscaldamento per i brani migliori. Se quindi “The Ramble” era buriana, “Way Of The Serpent” è tempesta con la sua furia iconoclasta, legame netto con il black metal veloce, freddo e dark: eccezionale il riff che lancia il gruppo a tutta velocità, e il tempo mantenuto per metà brano fino a quando non giunge il momento di cambiare umore, virando verso lidi più placidi dove si apprezzano gli arpeggi melodici. Il pezzo è uno dei migliori del disco. Di questo lavoro piacciono al solito i suoni, una mistura che conserva perfettamente l’alone tetro e buio che tanto piace al gruppo ma che non fa perdere ai norvegesi né potenza né pulizia sonora. In “The Devils Hand” il gruppo fa trasparire maggiormente la propria anima sperimentale: togliete i suoni e camuffate la voce, e avrete un inizio brano di puro rock and roll. Dopo questo intermezzo carico di groove, episodio più breve e godereccio dell’album, arriva un altro dei capisaldi di “Welcome Farewell”, ovvero la title track. Durante i sei minuti e oltre di questa canzone, si varia lo spartito a più riprese ma sempre mantenendo alta la resa. Il lento inizio e la sua esaltazione melodica lasciano il passo a una sezione ritmica rocciosa, imperniata su riff molto coinvolgenti e mai veloci. Questa a sua volta cede il passo alla parte finale del brano, strumentale, dove le chitarre si intrecciano giusto per esaltare la triste melodia che ne viene fuori. Piace anche “The Reap”, altro brano sulla falsariga di “The Devils Hand”, semplice e diretto. E si arriva quindi a fine scaletta con altre sfuriate black metal (l’ottima “Sights Of Old”) e altri brani summa di quanto citato finora. I Vreid non sbagliano neanche questa volta il colpo, “Welcome Farewell” si consegna come ascolto obbligatorio per tutti gli amanti del genere e per i seguaci dei quattro norvegesi.