7.5
- Band: VULNUS
- Durata: 00:29:31
- Disponibile dal: 06/11/2024
- Etichetta:
- New Standard Elite
Spotify non ancora disponibile
Apple Music non ancora disponibile
Con “Deceitful Entities”, i Vulnus firmano un ritorno che celebra il death metal tecnico e brutale dei primi anni Duemila: un suono che un tempo avrebbe trovato casa naturale presso la Unique Leader Records, quando l’etichetta americana era ancora gloriosamente sinonimo di brutalità e precisione sotto la guida del compianto Erik Lindmark. Ora che il testimone è passato a label come la New Standard Elite, capaci di mantenere vivo lo spirito di certi sottogeneri estremi in ambienti più underground, i ragazzi di Atene si inseriscono con discreta maestria in una tradizione consolidata, ma mai troppo scontata.
Questo secondo full-length del gruppo greco, qui a ben nove anni di distanza dal debut album “Vessels of Throe”, è per certi versi un autentico tributo a un’estetica musicale che ha formato e galvanizzato una certa generazione di ascoltatori death metal: riff chirurgici e taglienti, groove massicci e strutture compositive che bilanciano complessità, aggressività e, in generale, toni estremamente oppressivi. Chiunque abbia apprezzato il lavoro di band come Inveracity o Beheaded ai tempi, si sentirà immediatamente a casa: brani come “Ego Disintegration” e “Futile Permanence” offrono infatti la giusta dose di tecnica, ferocia e un pizzico di orecchiabilità, supportata da una produzione potente e moderna che dà risalto a ogni strumento senza risultare eccessivamente levigata.
Un elemento che emerge con forza è poi la capacità della band di ben concatenare furiosi assalti sonori, sotto forma di spigolosi uptempo, e sezioni più cadenzate e rotonde, dove il groove si fa protagonista e certe metriche vocali arrivano anche ad evocare il rigore dei primi Decapitated, con echi della figura carismatica del vecchio Sauron.
Sebbene alcuni passaggi chitarristici tendano a ripetersi un po’ troppo lungo la tracklist, soprattutto in tema di melodie, questo non mina granché l’efficacia complessiva dell’album, il quale si sviluppa con una fluidità e un’intensità tali da mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore.
In definitiva, “Deceitful Entities” non è magari un disco in grado di sovvertire i trend oggigiorno più popolari, ma resta un’opera sincera, ben eseguita e appassionata, che celebra a suo modo un’epoca d’oro del death metal tecnico e brutale. Soprattutto, si sente quanto sia una prova spontanea, come se le sue composizioni fossero nate da un’urgenza creativa autentica, lontana dalle logiche più artefatte del ‘mercato’ attuale.
Un ascolto quindi consigliato a chiunque abbia lasciato il cuore su quei suoni ormai una ventina abbondante di anni fa e desideri riscoprirne lo spirito in un contesto più moderno. Una band da seguire con attenzione.