VULTURE INDUSTRIES – Stranger Times

Pubblicato il 27/09/2017 da
voto
7.0
  • Band: VULTURE INDUSTRIES
  • Durata: 00:45:23
  • Disponibile dal: 22/09/2017
  • Etichetta:
  • Season Of Mist
  • Distributore: Audioglobe

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I norvegesi Vulture Industries non amano le etichette, non vogliono rimanere ingabbiati in un genere, diventando gli ennesimi esponenti di una lunga lista di cloni. Preferiscono invece la strada più difficile, dove è difficile perdere l’equilibrio e cadere rovinosamente, proprio come il curioso rinoceronte appollaiato su un monociclo nella bellissima copertina di “Stranger Time”. Noi, però, che dobbiamo usare le parole per cercare di descrivere la musica del loro quarto album, qualche tentativo di catalogazione dobbiamo farlo: i Vulture Industries del 2017 sono una strana creatura, una sorta di punto di incontro tra gli Arcturus e i The Cult, contornati dalle influenze più disparate. La formazione scandinava opta per un sound asciutto, che non raggiungerà le vette di genialità di alcuni colleghi, ma appare assolutamente positivo: le tastiere, che spesso giocano un ruolo fondamentale per le loro infinite possibilità espressive, ricoprono un ruolo più dimesso, lasciando la trama melodica alle chitarre e, soprattutto, alla voce di Bjørnar E. Nilsen, che si rivela il vero punto di forza dell’album, grazie alla performance versatile e camaleontica. Anche la produzione favorisce la voce con dei suoni di chitarra lontani dalle produzioni ‘bombastiche’ che abbondano nel mercato. I Vulture Industries celebrano ciò che è bizzarro e fuori dagli schemi, ma non esagerano con le astrusità, ponendo gli accenti giusti dove serve. Tra i brani migliori, citiamo sicuramente “As The World Burns”, una sorta di blues sulfureo, con una magnifica prova vocale, un po’ Johnny Cash, un po’ Ian Astbury, ed una trascinante coda strumentale. Ottima anche “Strangers”, una marcia allucinata con degli efficaci interventi di tromba, che poi si evolve in un pregevole brano avantgarde metal. Menzione d’onore, infine, anche per l’accoppiata “My Body, My Blood” e “Gentle Touch Of A Killer”: la prima si dipana su coordinate folk prog, con le chitarre acustiche in primo piano; mentre la seconda ne è la naturale evoluzione, scurendosi in un vortice arcturiano. Qualche brano un po’ sottotono c’è e in generale l’ascolto dell’album non riesce a lasciare quel senso di meraviglia e grandezza che altre opere della scena avantgarde norvegese ci hanno regalato, ma è indubbio che ci troviamo di fronte ad un lavoro di qualità, intelligente e ben composto. Avanti così.

TRACKLIST

  1. Tales of Woe
  2. As the World Burns
  3. Strangers
  4. The Beacon
  5. Something Vile
  6. My Body, My Blood
  7. Gentle Touch Of A Killer
  8. Screaming Reflections
  9. Midnight Draws Near
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