6.5
- Band: W.A.S.P.
- Durata: 00:45:23
- Disponibile dal: 10/11/2009
- Etichetta:
- Demolition Records
- Distributore: Frontiers
Spotify:
Apple Music:
Negli anni d’oro del metal Americano, Blackie Lawless ed i suoi W.A.S.P. erano il gruppo più oltraggioso in circolazione, i loro testi estremi accompagnati da concerti pieni di sangue e suore stuprate hanno fatto il giro del mondo scatenando le ire dei benpensanti capitanati dalla moglie dell’ ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. Oggi Blackie Lawless è cambiato, ha scoperto il suo lato religioso comunicando, tra le varie dichiarazioni, la sua intenzione di non riproporre più dal vivo il classico “Fuck Like A Beast”. Il nuovo “Babylon” indubbiamente risente di questa presa di posizione, le nuove canzoni parlano di tematiche legate all’Apocalisse, ma la musica patisce di una pericolosa stagnazione. L’opener “Crazy” fa il verso in modo stanco e debole alla ben più trascinante e famosa “Wild Child”, mentre la successiva “Live To Die Another Day” ricicla melodie già sentite decine di volte sui vecchi lavori firmati W.A.S.P. . Per fortuna ci pensa “Babylon’s Burning” a risollevare le sorti di un ascolto cominciato nel peggiore dei modi, le melodie e le cavalcate metalliche di Mike Duda e Doug Blair accompagnano una melodia tipicamente ottantiana. Paradossalmente è la cover di “Burn” a inondarci d’adrenalina, il classico dei Deep Purple viene eseguito a tutto volume con un Lawless graffiante e poderoso al microfono. “Babylon” prosegue la sua corsa senza eccessivi momenti di esaltazione, pare proprio che gli americani si siano limitati a fare il proprio compito, un dischetto appena sufficiente come pretesto per tornare in tour. La finale “Promised Land”, brano “rubato” questa volta a Chuck Berry, termina in modo scoppiettante un disco che non verrà certo ricordato tra le migliori release dei nostri cari pervertiti. Sette canzoni nella norma e due cover non sono proprio il massimo. Blackie, torna in te!