8.0
- Band: WAKE
- Durata: 00:45:51
- Disponibile dal: 27/03/2020
- Etichetta:
- Translation Loss
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Una certezza per pochi, ma pur sempre una certezza. Abbiamo sempre guardato in questi termini alla carriera dei Wake, realtà canadese tanto creativa e intraprendente su disco, quanto poco fortunata a livello di presa sul pubblico. Il gruppo di Calgary infatti sinora ha sempre dato l’idea di avere raccolto assai meno di quanto seminato: il suo non è certo un nome sulla bocca di tutti e anche nei vari circuiti underground si tende spesso a dimenticarsi di loro, nonostante una discografia sempre più interessante.
Partita come progetto devoto ad un grind particolarmente plumbeo, sulla scia di quello di certe formazioni scandinave, la band negli anni ha continuamente saputo trovare nuove sfumature da inserire nel proprio sound, completando a poco a poco una metamorfosi che da bozzolo l’ha portata a divenire una variopinta entità che ha punti di contatto con numerosi filoni extreme metal. Come avevamo notato nei precedenti lavori, c’era nell’aria un approccio più ricercato e quest’ultimo si manifesta una volta per tutte nel nuovo “Devouring Ruin”, lavoro che riprende il discorso avviato con il precedente “Misery Rites” per poi spingerlo in una direzione ancora più estrosa. Dissonanze ed eclettici orditi black-death metal si intrecciano con il vecchio background grind e post hardcore, generando delle sinfonie grottesche all’interno delle quali imperversano sfoghi nevrotici, tessiture più lente e drammatiche e spasmodiche arie abissali. Brani che non perdono niente dell’urgenza delle precedenti produzioni, riuscendo però al contempo a mettere in primo piano un mood estremamente negativo e disperato. Nasum, Buried Inside, Ulcerate e Svartidauði sono alcuni dei nomi che vengono in mente durante l’ascolto di un album che tuttavia ha il pregio di mantenere salda una sua identità e di crescere di intensità e livello traccia dopo traccia. L’anima più cupa del gruppo, quella capace di evocare la desolazione e il grigiore di certe periferie e di fabbriche in cui una massa umana senza volto e senza nome viene regolarmente sfruttata, è del tutto venuta fuori in questo disco.
Coerenti con se stessi e con il loro percorso artistico, coraggiosi da diventare ancora più sofisticati e persino malinconici quanto basta per conseguire una propria definitiva personalità, i Wake con “Devouring Ruin” hanno dunque realizzato la loro opera più dinamica e completa, mostrando una indubbia abilità nel coniugare ferocia e atmosfera, avvalendosi di sonorità sospese tra avanguardia e tradizione per colorare ulteriormente una proposta che già in origine era nota per essere versatile. Siamo sicuri che le sorprese non finiranno qui, ma ora c’è soprattutto da sperare che il pubblico si accorga una volta per tutte di questi ragazzi.