8.0
- Band: WAKE
- Durata: 00:46:39
- Disponibile dal: 22/07/2022
- Etichetta:
- Metal Blade Records
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I Wake si sono già guadagnati un posto di rilievo nella scena extreme metal contemporaneo grazie a lavori come “Devouring Ruin” e “Confluence”, due uscite di altissimo valore con cui la band canadese ha compiuto la scelta coraggiosa di staccarsi quasi completamente dagli stilemi grind degli esordi, questi ultimi presenti solo come una lontana e severa eco in una proposta profondamente rinnovata e impegnativa, con la quale il gruppo è andato alla scoperta di profondità emotive dal taglio (progressive) death-black. In quest’ottica, non è il caso di approcciarsi a “Thought Form Descent” come se ci trovassimo davanti all’opera di una nuova promessa: siamo infatti già ampiamente consapevoli del talento dei Wake, tanto che questo nuovo album è per noi lungi dal rappresentare una sorpresa. Parliamo quindi di una certezza, qui chiamata a confermare nuovamente tutta la propria maturità grazie ad un talento nella scrittura in qualche modo unico, sempre in grado di inerpicarsi negli anfratti irregolari del vasto panorama death e black metal per fare risuonare il proprio personale linguaggio.
Come accennato, la qualità media della produzione dei canadesi è da tempo di ottimo livello e anche in questo sesto full-length – il primo per Metal Blade Records – l’appeal del repertorio è subito facile da individuare: pur muovendosi spesso su velocità elevate, lo stile del quintetto continua a ricercare la profondità ed il sound di mostri sacri degli anni Novanta, canalizzando però tali influenze verso la modernità e sfociando in una produzione fresca e tutto sommato accessibile, ricca di ampiezza e di anima. Le dissonanze – perno della moderna scuola death-black metal – e una vocalità iper prodotta, con un growling talmente manipolato da avere un effetto vulcanico, celano solo in parte un gusto per la melodia e per un dinamismo che hanno chiare basi nella cosiddetta vecchia scuola. I Wake sanno essere concreti anche quando le chitarre tessono temi sibillini e, ugualmente, sanno trasmettere una forte emotività pure in quei passaggi in cui il frontman Kyle Ball e le sue assurde vocals diventano forza trainante. Di nuovo, vi è un forte equilibrio alla base del suono della formazione, con una miriade di elementi perfettamente dosata in impalcature su cui si attorcigliano riff e dentro alle quali si espandono atmosfere tiepide e stratificate, costruendo variazioni melodiche sulla nuda malinconia. Si potrebbe banalmente pensare agli Ulcerate o ai Gorguts (Kevin Hufnagel è anche presente come ospite in un paio di episodi), nei momenti più ‘storti’ e drammatici di questa proposta, ma si tratta appunto di istanti prima che la musica prenda una piega più lieve e ricca di meraviglia. Su “Confluence” avevamo udito echi dei Dissection, rivisti e alterati in una chiave lisergica e moderna, e qui un simile ‘easter egg’ lo si trova in una traccia come “Venerate (The Undoing of All)”, dove gli arpeggi ricordano i vecchi Opeth, prima di venire spazzati via da una nuova ondata di creatività e di arguzia. Di certo, all’interno del disco non si rintracciano progressioni comuni e riciclaggi compositivi: ispirati da una notevole apertura nei confronti della diversità musicale, i Wake hanno ormai trovato un proprio sound e lo stanno esplorando con sempre più entusiasmo, mantenendo una forte coerenza di fondo e al tempo stesso aggiungendo in ogni dove particolari e strati da scoprire ascolto dopo ascolto. “Thought Form Descent” è la loro prova più melodica e fresca, ma abbiamo la netta impressione che il prossimo futuro ci consegnerà ulteriori interessanti elaborazioni.