8.0
- Band: WALDGEFLÜSTER
- Durata: 00:59:39
- Disponibile dal: 07/11/2025
- Etichetta:
- AOP Records
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Dopo quasi due decenni di carriera e sei album, i tedeschi Waldgeflüster si imbarcano nel loro progetto più ambizioso. Con una gestazione di quasi cinque anni, vede la luce “Knochengesänge”, mastodontica opera di quasi due ore divisa su due atti che si abbracciano a vicenda, prendendo idee e temi l’uno dall’altro, sviscerando fino all’ultimo le due facce dell’anima del gruppo di Monaco di Baviera.
La prima parte è quella che più si avvicina al classico suono black metal atmosferico ed emotivo, figlio del pathos dei Panopticon e delle visioni notturne dei Lunar Aurora, con brani lunghi, cangianti ed intensi, mai troppo cervellotici ma che necessitano di attenzione per essere assorbiti appieno.
I bavaresi sono bravissimi nel creare cavalcate sorrette da melodie mai banali, estremamente emotive che sfruttano chiaroscuri acustici ed ambientali per evidenziare al massimo le accelerazioni tipiche del genere atte a creare tensione.
Si parte benissimo con “Krähenpsalme”, con ospite Austin Lunn dei Panopticon, che è un po’ il riassunto di tutto quello che ci aspetta in questa ora scarsa, tra rasoiate velocissime sorrette da tastiere mai troppo invadenti, un cantato veramente intenso e momenti di calma apparente. Più ragionata la successiva “Bamberg, 20. Juni”, che coi suoi dieci minuti si sviluppa in un lungo crescendo narrativo, dapprima pacato, per poi passare per lunghe porzioni di doppia cassa e voci pulite dal sapore dark, alternandosi a suggestive aperture che sfiorano le lande assolate dei Deafheaven più ispirati. Stesso copione per “Der Kleinste König Und Sein Architekt”, la quale riprende l’urgenza black metal senza perdere d’occhio la costruzione di cori e voci pulite, qua probabilmente al loro picco di emotività. Chitarre acustiche e pianoforte stemperano per un attimo gli animi, prima di rigettarsi in un vortice commovente in cui è la natura (intesa nel senso romantico letterario del termine) la musa ispiratrice.
“Von Hypnos Und Thanatos” è l’episodio più diretto che fa da contraltare alla successiva “Lethe – Der Fluch Des Schaffenden”, un camaleontico viaggio dalle tinte gotiche, più ragionato e costruito in cui si lambiscono territori death-doom nel finale. “Knochengesänge”, scelto come primo singolo di presentazione, è quindi la canzone più melodica dell’intero lavoro, tutta giocata su un arrangiamento di voci potente, austero e di enorme effetto. Infine, “The Parting Glass” chiude questo primo atto avvicinando la band al folk vero e proprio, grazie anche all’utilizzo di un violino su più strati che impreziosisce le melodie di chitarra e dona una vena bucolica e solare, vicina ai Panopticon più autunnali.
In un genere, il black metal atmosferico, sempre più spesso costruito su impalcature musicali rigorose ma sterili e prive di anima, un lavoro come “Knochengesänge I” risulta una vera boccata d’aria. I Waldgeflüster fanno parlare il cuore e i sentimenti attraverso un linguaggio fatto di nature e spirito, luce ed oscurità, non varcando mai il baratro rischioso dello stucchevole. Musica emozionale ed emozionante, che non può non smuovervi dentro.
