7.0
- Band: WAR FROM A HARLOTS MOUTH
- Durata: 00:41:18
- Disponibile dal: 15/10/2012
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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“Voyeur” è il primo album dei War From A Harlots Mouth per la sempre più potente Season Of Mist. Siamo di fronte ad un punto di svolta per il gruppo tedesco? Sì e no. D’ora in avanti il quintetto potrà probabilmente godere di una promozione e di un’esposizione mediatica maggiori rispetto al passato, ma sotto il profilo artistico i risultati sono forse ancora un pochino lontani dal poter essere considerati realmente eclatanti. Intendiamoci, i Nostri, dopo tre full-length, hanno le idee decisamente chiare e sanno dove mettere le mani per concretizzarle; il loro è un “math” metal/hardcore di buona fattura: suoni pieni e corposi, indubbia preparazione tecnica e anche un’adeguata attenzione per strutture e capacità di sintesi. Non manca inoltre qualche rarefazione, ad alleggerire l’atmosfera in gran parte incline a tensioni e durezze. Dopo esordi più frivoli e “mosh-friendly”, la proposta dei WFAHM ha rapidamente preso una piega maggiormente seria e cupa e “Voyeur” prosegue su quella scia, inserendosi nel solco dei fortunati “In Shoals” e “MMX” con un sound a cavallo tra Meshuggah e Ion Dissonance decisamente spigoloso e compresso. Convicenti le scelte in sede di produzione e mediamente buono il songwriting, anche se, ancora una volta, i ragazzi di Berlino non danno la netta impressione di essere in possesso di uno stile vincente e personale. Come molti altri (basta pensare alla tanto strombazzata scena “djent”), i Nostri non riescono a rivisitare le sonorità dei colossi svedesi mettendoci del loro; d’altronde, i Meshuggah sono e rimarranno sempre un gruppo unico e ispirarsi ad essi equivale quasi automaticamente a plagiarli. Forse anche perchè i brani si muovono soprattutto su tempi medi, “Voyeur” dà a tratti l’idea di essere un “Nothing” parte seconda… un lavoro anche molto gradevole in certi punti, ma che inevitabilmente rimanda spesso – e in maniera sin troppo plateale – all’operato di altri. Questa è la prima, vera e unica pecca dell’opera; per il resto, come già accennato, i WFAHM dimostrano comunque di sapere come muoversi all’interno del genere, sfoderando una tracklist tutto sommato curata e scorrevole, interessante soprattutto all’altezza delle più dinamiche “The Black Lodge”, “To The Villains” e “Scopophobia”. Ai WFAHM si può senz’altro augurare di proseguire la loro carriera discografica, ma speriamo che in futuro riescano a distanziarsi un po’ da certi modelli, magari facendo maggior leva sulla componente melodica espressa nella suddetta “Scopophobia”, a oggi una delle loro canzoni più intriganti.