
7.0
- Band: WARBRINGER
- Durata: 00:37:08
- Disponibile dal: 19/02/2008
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Il 2007 è stato senza dubbio l’anno del ritorno del thrash. Tante sono state le band “anziane” che hanno sfornato album di valore eccelso (Exodus su tutte), ma molte anche le band all’esordio che hanno cercato di calcare il sentiero del sacro verbo ottantiano del thrash metal che fu. I Warbringer, californiani, sono fra queste. Mentre però le migliori band emergenti come Fueled By Fire, Evile e Bonded By Blood hanno più seguito gli schemi già conosciuti sia dal punto di vista della struttura delle canzoni sia dal punto dell’esecuzione vera e propria, i Warbringer hanno cercato di distinguersi un po’, risultando quindi più moderni. La voce ad esempio è urlata e violenta, sembra più adatta ad un gruppo metal-core piuttosto che ad un gruppo thrash classico, e anche la struttura delle canzoni risulta più fresca e al passo coi tempi. Queste sequenze sono però comunque contornate da assoli, break al fulmicotone e ritmi più lenti e cadenzati, dove troviamo i classici duetti coro-cantante tipici del genere. Il tutto nei quasi quaranta minuti del disco. Fra i pezzi migliori dell’album segnaliamo l’assalto thrash “Dread Command” (con una serie di assoli da urlo), l’opener “Total War”, ma anche “Beneath The Waves” e “Instrument Of Torture”. Non c’è però spazio per troppe divagazioni lungo la scaletta del CD, la quale alla lunga risente quindi un po’ della monoliticità dei pezzi. I suoni, tuttavia, sono di prim’ordine. Basti pensare che l’album è stato prodotto da Bill Metoyer, nel passato già al lavoro con Slayer, Sacred Reich, Dark Angel, DRI, Corrosion of Conformity, Armored Saint e Morbid Angel. Un nome, una garanzia. In definitiva, c’è da dire che Evile, Fueled By Fire e Bonded By Blood nel 2007, pur essendo stati più fedeli al vecchio thrash, alla fine sono risultati più godibili e ispirati dei Warbringer, gruppo che ha messo sì nell’album una maggiore dose di personalità, ma il cui songwriting in questo caso non è nonostante tutto riuscito a convincere sempre. “War Without End”, in ogni caso, è tutto sommato da considerarsi un lavoro valido.