6.0
- Band: WARFATHER
- Durata: 00:41:55
- Disponibile dal: 21/01/2014
- Etichetta:
- Greyhaze Records
Spotify:
Apple Music:
Eravamo parecchio curiosi di ascoltare cosa Steve Tucker avrebbe combinato con la sua nuova band, gli Warfather, perché volevamo vedere come si sarebbe districato in un’esperienza da songwriter principale (passando dal basso alla chitarra, ma mantenendo – ovviamente – il suo ruolo di cantante). Come è logico immaginare, il disco risente di un’inevitabile influenza da parte dei Morbid Angel del suo periodo e canzoni come “XII” e “Ageless Merciless” riescono a svolgere decentemente il loro compito, che pare – principalmente – quello di restituire un po’ di lustro a certe sonorità: un’idea, in prima approssimazione, di “Orchestrating The Apocalypse” potrete farvela pensando ad una sorta di “Heretic” meno lavorato, meno edulcorato quindi, e un po’ più sentito e istintivo. Tutto ciò porta ad una maggiore incisività in quelle soluzioni da cui “Heretic” poteva trarre qualche apprezzamento, come accelerazioni o passaggi più ragionati, che vengono conditi con qualche timido, ma gradevole, spunto melodico: “My Queen Shall Not Be Mourned” o “Waltz Of The Solstice” confermano quanto detto e contemporaneamente introducono alla pecca più evidente di questo lavoro, che mutua da “Heretic” anche caratteristiche meno convincenti come una certa tendenza alla ripetitività delle strutture, capace di limitare la fluidità dei brani, arrivando – talvolta – a renderli “farraginosi” nel loro dipanarsi. Altro aspetto rivedibile è rappresentato dalla scelta dei suoni che, manco a dirlo, suonano un po’ “ovattati” à la “Heretic”: in tal contesto una batteria precisa ma monotona come quella che potete ascoltare può risultare un poco noiosa, ma rimane comunque vero che Steve Tucker riesce a “fare da contrappeso”, poiché la sua prova vocale risulta sufficientemente varia (specie considerando il tipo di cantante); menzione d’onore per la sua prestazione su “We Are The Wolves”, il pezzo più old school tra tutti. In definitiva, “Orchestrating The Apocalypse” è un disco pienamente sufficiente, ma alcune delle ingenuità suddette ne limitano il voto di mezzo punto: ci aspettavamo, in tutta onestà, che l’esperienza di Steve Tucker non permettesse certe sbavature.