6.5
- Band: WARMBLOOD
- Durata: 00:38:39
- Disponibile dal: 27/10/2014
- Etichetta:
- The Spew Records
- Distributore: Andromeda
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Sono passati ben quattro anni dall’ultima uscita dei death metallers lombardi Warmblood, li avevamo lasciati nel 2010 dopo il loro debutto “Timor Mortis”, un disco con vari pregi e non senza qualche difetto, ma che nel complesso si lasciava ascoltare più che volentieri dagli amanti delle sonorità del metallo della morte. Oggi li ritroviamo volentieri con questo “God Of Zombies”, un disco genuino ed efficace che senza la pretesa di cambiare il mondo del metal ci sbatte in faccia dieci nuove tracce per una sana mezz’ora di violenza. Il suono dei Nostri è una mistura omogenea tra quello che è un riffing melo-death caro alla scuola svedese, ricco di mid tempo, e un sound più brutale nonché prettamente made in USA, con qualche piacevole eccezione come la stupenda title track che ci ha portato alla mente l’ispirazione melodica e progressive di certi Death. Un notevole upgrade lo abbiamo notato ovviamente nella resa sonora: sicuramente l’essere andati a registrare ai 16th Cellar Studio di Roma (una vera e propria garanzia di qualità) è stato decisivo sotto questo aspetto, e i Warmblood sembrano aver trovato il giusto equilibrio tra un suono sì definito ma non patinato che snaturerebbe senza ombra di dubbio quella che è la loro indole. Venendo alle note dolenti, eccezion fatta per la sopra citata title-track, (e in generale per i frangenti più controllati e non sparati a tavoletta) non abbiamo trovato nel corso della tracklist altri brani che ci abbiano fatto gridare al miracolo, e anzi, probabilmente complici anche queste vocals ultra gutturali e molto debitrici a Suffocation e Dying Fetus dobbiamo dire che in certi frangenti è emersa una certa ripetitività. Nulla comunque di imperdonabile, specie se si considera la durata non eccessiva sia del disco che dei singoli brani. I Warmblood li avevamo lasciati così e oggi li ritroviamo tali e quali: tre onesti fabbri picchiatori che continuano imperterriti nella loro marcia a testa bassa incuranti delle mode. Dunque cultori dell’underground fatevi sotto, nemmeno con “God Of Zombies” potete sbagliare.