
7.0
- Band: WARMEN
- Durata: 00:37:20
- Disponibile dal: 18/08/2023
- Etichetta:
- Reaper Entertainment
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Chiunque abbia un minimo di familiarità con i Children Of Bodom conosce sicuramente la figura di Janne Wirman – la cui importanza nel sound della band finnica è seconda, se pur con distacco, solo al compianto mastermind Alexi Laiho – ma forse non tutti ricordano la genesi dei Warmen, progetto parallelo del talentuoso tastierista che ha goduto di una certa popolarità negli anni Zero.
Dopo un debutto perlopiù strumentale (“Unkown Soldier nel 2000), i tre album successivi hanno visto alternarsi diversi ospiti dietro al microfono (oltre allo stesso Alexi Laiho ricordiamo Timo Kotipelto e Kimberly Gross), mantenendo comunque un’anima a metà tra progressive e divertissement, complice anche la presenza di diverse cover. Di loro si erano perse le tracce da quasi un decennio (“The First Of The Five Elements”, finanziato con una campagna di crowdfunding, risale al 2014), salvo tornare ora prepotentemente sulle scene con un nuovo cantante titolare (nientepopodimeno che Petri Lindroos degli Ensiferum) e l’evidente intento di raccogliere l’eredità della vecchia band di Janne.
Comunque la si pensi riguardo a questa scelta – per la cronaca chi scrive avrebbe trovato più coerente a questo punto andare avanti con il moniker originale dei Bodom, ceduto peraltro dallo stesso Laiho prima della sua morte ai restanti membri, o ripartire con un progetto ex novo – va riconosciuto che gli Uomini Guerrieri hanno fatto i compiti a casa, sfornando un lavoro in grado di giocarsela ad armi pari se non con i ‘vecchi’ CoB (quelli fino ad “Are You Dead Yet”, per intenderci) quanto meno con quelli degli ultimi quindici anni, Bodom After Midnight inclusi.
L’inconfondibile sound di Wirman alle tastiere rende evidentemente più semplice il paragone a partire dalla programmatica opener “Warmen Are Here For None”, mentre nel ruolo che fu di Alexi si dividono i compiti il già citato Petri Lindroos e Antti Wirman (fratello di Janne): se il primo non lo scopriamo certo ora, il secondo riesce a reggere il confronto pur sfiorando a più riprese l’effetto ‘Tale e Quale Show’, attingendo soprattutto a piene mani al periodo “Follow The Reaper” e “Hate Crew Deathroll”.
Canzoni come “The Driving Force”, “World Of Pain”, “Night Terrors” o “Hells On Wheels” sono quanto di più vicino si possa sentire al giorno d’oggi rispetto ai best seller di Espoo – ben più dei vari Norther, Kalmah e Skyfire – e la presenza di Wirman dona una patina di autenticità al tutto, anche se la copia carbone porta con sè qualche episodio meno riuscito (“Too Much Too Late” sembra una “Everytime I Die” che non ce l’ha fatta, mentre “Death’s On Its Way” e “The Cold Unkown” risultano un po’ insipide); la chiusura con l’inflazionata cover di “Dancing With Tears In My Eyes” (classico anni Ottanta degli Ultravox) è a sua volta un segno di continuità con il passato di entrambe le band, in attesa di vedere quale sarà la direzione futura dei Warmen.