WARRANT – Dirty Rotten Filthy Stinking Ritch

Pubblicato il 13/02/1989 da
voto
8.5
  • Band: WARRANT
  • Durata: 00:37:08
  • Disponibile dal: 31/01/1989
  • Etichetta:
  • Columbia

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Sebbene siano arrivati al grande pubblico ai titoli di coda del decennio – nonché dell’intero movimento glam, spazzato via un paio d’anni dopo dal ciclone grunge – i Warrant non sono certo una band di ragazzini messi sotto contratto dalla major di turno per cavalcare l’onda del momento, anzi.
Se il nucleo originale della band nasce nel 1984 tra i banchi del liceo, le cose si fanno più serie un paio d’anni dopo con l’ingresso dai Plain Jane del cantante Jani Lane e del batterista Steven Sweet, cui si aggiunge il chitarrista Joey Allen: le cose sembrano girare subito per il verso giusto quando vengono scelti per apparire nella colonna sonora del film “Bill And Ted’s Excellent Adventure”, ma alla fine restano fuori dalla colonna sonora ufficiale; bisognerà dunque aspettare ancora un paio d’anni perché finalmente nel 1989, sempre per la Columbia, veda la luce “Dirty Rotten Filthy Stinking Ritch”.
A dispetto di un artwork inedito per il genere – rappresentante la caricatura dell’uomo d’affari, nel caso di specie denominato Fugazi che in slang significa ‘corrotto’ o ‘fasullo’ – la mezz’ora abbondante di questo debutto rispecchia appieno quanto di meglio partorito dal Sunset Strip all’epoca, raccogliendo il testimone di platino dai Ratt (con cui condividono anche il produttore Beau Hill) e facendo propria la lezione di Bon Jovi di “Slippery When Wet” fino ad arrivare alla Top 10 di Billboard.
La partenza con la pur piacevole “32 Pennies” non è per la verità di quelle da togliere il fiato, ma è solo questione di riscaldamento perché le successive “Down Boys” e “Big Talk”, entrambe in heavy rotation sui palinsesti MTV, alzano subito la posta in gioco: se la prima, tra un “Whoa” e un “Ooh”, diventa l’inno della band, la seconda è una marcetta figlia del suo tempo che fila dritta come una partita a “Double Dragon” tra un pugno a sei corde ed un calcio/chorus.
L’arma definitiva per scardinare le classifiche erano tuttavia le power ballad – Poison docet – e anche da questo punto di vista i Warrant sapevano come muoversi: se “Sometimes She Cries” incendia il pubblico femminile con il suo coro quasi gospel titillando le orecchie a colpi delicati di bending e tapping, la più classica “Heaven” – che parte con una chitarra acustica per finire in un tripudio di “Whoa, oh, oh” da far impallidire Bryan Adams – riscuote talmente successo da costringere la band a registrarla una seconda volta con un sound ancora più radiofonico, versione che sarà poi presente in tutte le ristampe dopo la prima tiratura.
Tra una ballad e l’altra c’è ovviamente spazio per dell’ottimo rock’n’roll: se “So Damn Pretty (Should Be Against The Law)” è un uptempo che attualizza la lezione dei Van Halen – aprendo un altro capitolo su chi abbia davvero suonato le parti soliste: se pur non ufficialmente accreditato sembra molti assoli siano opera di Mike Slamer, maestro del chitarrista ufficiale Joey Allen – mentre la title-track “D.R.F.S.R.” fa il pieno di testosterone con ritmiche più punchy e qualche effetto vocale prima dell’immancabile parentesi solista. Pop-metal ai massimi livelli anche con “In The Sticks”, interessante anche per come capovolge la prospettiva, essendo un’ode alla ragazza di campagna e non di città, così come “Ridin’ High” e “Cold Sweat” portano gli AC/DC in California tra botta e risposta di chitarre e una sezione ritmica ancora più in evidenza.
Anche se nell’immaginario collettivo sono ricordati più per il successivo “Cherry Pie”, la leggenda dei Warrant nasce, e probabilmente trova il suo apice, qui.

TRACKLIST

  1. 32 Pennies
  2. Down Boys
  3. Big Talk
  4. Sometimes She Cries
  5. So Damn Pretty (Should Be Against the Law)
  6. D.R.F.S.R.
  7. In The Sticks
  8. Heaven
  9. Ridin' High
  10. Cold Sweat
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