8.0
- Band: WARRANT (DE)
- Durata: 00:43:16
- Disponibile dal: 10/10/2025
- Etichetta:
- Massacre Records
Spotify:
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Perché amare l’heavy metal nella sua forma vitale più classica, quella primigenia, che diede il là al fenomeno e costituì per sempre la vera essenza del genere stesso?
Esistono tantissime ragioni, ma ve n’è una in particolare che ci risulta comoda per introdurre questa recensione, ovverosia la ‘riscoperta’ (brutto termine, ma da non confondere con l’ancora peggiore ‘rivalutazione’) di tutta una serie di gruppi oggi definiti di culto, che all’incirca quarant’anni addietro spiegarono letteralmente l’ABC dell’heavy, ma che poi per svariati motivi non riuscirono a lasciare il segno in maniera continuativa come altri colleghi.
Quando apprendiamo che è in uscita un nuovo LP dei tedeschi Warrant, le sensazioni sono le medesime provate quando nella propria soffitta si riapre uno scrigno contenente qualcosa di prezioso, e non bisogna per forza aver vissuto davvero gli anni Ottanta per sentirne la nostalgia, musicalmente parlando.
“First Strike” del 1985, EP d’esordio dei Nostri, è ciò che si definirebbe un assalto frontale, appresa la lezione dei conterranei Accept e indurita con sprazzi di Sodom e Slayer, in soli cinque pezzi qui si raggiunse un’eccellenza che non può e non deve essere dimenticata; e nello stesso anno uscì il debutto alla lunga distanza “The Enforcer”, il quale segnò subito lo scioglimento della band; essa poi si riunirà nel 1999 col solo leader Jörg Juraschek a tirare le fila del progetto.
In uscita per la tedesca Massacre Records, “The Speed Of Metal” è il ritorno ufficiale dei Warrant dopo undici anni di silenzio, e da par nostra mettiamo subito le mani avanti: si tratta di un grande disco.
Il quartetto originario di Düsseldorf si affaccia alla fine del 2025 in forma smagliante, sfornando un lavoro che dà la paga a quasi tutte le restanti release confezionate nel calderone heavy/speed, con sconfini nel thrash, dell’anno corrente. La qualità che impressiona più di altre di questo LP è sicuramente la capacità di ogni singolo brano, dopo appena un paio di ascolti completi, di imprimersi nell’ascoltatore e di rilasciare una piacevole sensazione, comunemente chiamata goduria.
A questo giro Mr. Juraschek ha davvero fatto centro, rimane però un quesito fondamentale: il perché sia stata scelta come singolo proprio la canzone meno riuscita del lotto. “Falling Down” infatti, pur non essendo di livello insufficiente, non restituisce praticamente niente della freschezza e del piglio che troveremo successivamente, risultando dunque l’unico passaggio “skippabile” tra i nove episodi (escluso l’intro) di “The Speed Of Metal”. Passando dal proto-thrash ispirato dagli Overkill di “Demons”, pezzo più aggressivo dell’album e vero attacco all’arma bianca, alla partenza al fulmicotone di “Regain The Fire”, poi ammorbiditosi nel refrain mutando forma in un classico anthem da concerto, risultano chiare anche le influenze vocali del vocalist Jörg che si muove tra Udo, Blitz e i loro indimenticabili acuti graffianti che sono impressi nella leggenda di questo genere, così come le due asce Michael Dietz e la new entry Adrian Weiss sanno colpire e stupire nei momenti solisti – vedasi l’assolo di “Cry Out” in concreto stile maideniano.
Notevoli anche l’opener tritacarne “Cut Into Pieces”, velocità d’esecuzione, obiettivo dichiarato di non fare prigionieri e un finale dal pesante incedere, “Salvation”, midtempo heavy fortemente debitore del già citato quintetto di Solingen, Vestfalia, e soprattutto la conclusiva “Scream For Metal”, altro potenziale inno da condividere sulle assi di legno di tutta Europa il prima possibile e dotato di un tiro esplosivo.
Teniamo per ultime “Windy City” e “It’s Up To You” non perché siano trascurabili, ma perché trattasi di due casi speciali, rispettivamente cover dei The Sweet uscita divinamente e ri-registrazione del brano già edito come demo nel 1999, che vincerebbe a mani basse la palma della “best track” se si trattasse di un inedito.
Ricapitolando, “The Speed Of Metal”, a dispetto di un titolo abbastanza banale, è un importante tassello che certifica lo stato di piena salute del vero e qualitativo heavy metal, e segnatamente per i Warrant rappresenta un deciso passo avanti dopo il non esaltante “Metal Bridge” rilasciato nel 2014; oltre ad essere un prodotto superiore dal punto di vista del songwriting, il nuovo arrivato ha dalla sua anche una produzione meno ‘plasticosa’ del predecessore targato Pure Steel Records, oltre ad un maggiore tasso di violenza sonora.
L’augurio per i Nostri è quello di non farci aspettare un lasso di tempo altrettanto lungo per del nuovo materiale, e il nostro consiglio di ascolto, a tutti i cultori dell’heavy/speed ottantiano ma non solo, è dei più sentiti e caldeggiati. Ultima nota a piè di pagina da dedicare al livello medio degli album metal contemporanei provenienti dalla Germania, che continua a dimostrarsi terra promessa e gravida di uscite interessanti relativamente al nostro universo.
