8.0
- Band: WATAIN
- Durata: 01:02:49
- Disponibile dal: 19/08/2013
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Watain. Un nome che è manifesto programmatico oltre che stilistico: la loro musica, le loro esibizioni, il loro atteggiamento artistico sono fedeli ad una ritualità distruttiva inequivocabilmente attinta dalla cultura satanica. Questo elemento naturalmente permea anche il loro nuovo album, “The Wild Hunt”, avvincente insieme di canzoni fluide e graffianti come se ne trovano poche oggigiorno nel cosiddetto mondo black metal; con parole d’ordine quali sorpresa e inventiva, i Watain iniettano il sound di pura malvagità e arie occulte, spingendo a voler iniziare un sabba infinito. Proseguendo la tradizione che vuole ogni capitolo discografico diverso dal precedente, il gruppo svedese propone un album che si muove fra uno sguardo al passato ed un presente da vivere pienamente. Le canzoni di “The Wild Hunt” sono per i Watain le armi con cui affrontare una battaglia contro il declino stagnante in cui versa buona parte del black metal del nuovo millennio. Apatia generale e superficialità, queste sono le coordinate da cui traggono ispirazione i Nostri per forgiare un suono nutrito di linguaggi intellettuali e concettuali. I tre di Uppsala indubbiamente sanno come creare musica di spessore e spingerla una spanna sopra alla media odierna. Non aspettatevi valanghe di blast-beat ad oltranza, perchè i Nostri non sono i Dark Funeral; non lo sono mai stati e non lo saranno mai. L’opera nasconde sotto una coltre di aggressività una miriade di suoni intrecciati, secche sviolinate classic metal, break a tratti eleganti o sperimentali ma più spesso epici, oscuri e malconci. Se siete tra quelli che amano fare collegamenti musicali, potremmo certamente proporre i Bathory, ma questa non è comunque una novità. E, soprattutto, non renderemmo giustizia a una band che è sì grandemente influenzata dalla creatura del profeta Quorthon, ma che mette al fuoco così tanti e diversi tipi di carne da riuscire a tirar fuori un disco che suona fresco ed eccitante. Superfluo anche citare i Dissection, primi numi tutelari del gruppo sin dagli esordi e qui prontamente omaggiati nella poderosa “De Profundis”. In questa occasione, è più importante invece scomodare Mortuary Drape, Death SS e – udite, udite – Metallica; i primi per la chiara impronta occulta, i secondi per la marzialità di certe trame midtempo e per la capacità di dare respiro anche alle composizioni più lunghe e complesse. In molti parleranno di “They Rode On”, primo esperimento di Erik Danielsson e soci sul versante “ballad”, splendida canzone che richiama ora Nick Cave, ora James Hetfield; tuttavia, è tutta la tracklist ad offrire piccole sorprese e spunti suggestivi. Ci vuole senz’altro tanto cuore (nero), altrettanta voglia di migliorarsi e confidenza nei propri mezzi per concepire un’opera così variegata e coerente al tempo stesso. Tutte qualità che “The Wild Hunt” mette in luce. Ci troviamo di fronte a un suono tanto abrasivo quanto rifinito e preciso, che non perde mai nulla in spontaneità: qualcosa che, dal vivo, è sempre in grado di diventare un’esperienza memorabile. L’ennesima conferma del talento visionario e della versatilità di questa band, se mai ce ne fosse stato bisogno.