WAYFARER – American Gothic

Pubblicato il 31/10/2023 da
voto
7.5
  • Band: WAYFARER
  • Durata: 00:43:47
  • Disponibile dal: 27/10/2023
  • Etichetta:
  • Century Media Records

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Tra la miriade di uscite discografiche di questo periodo possiamo ragionevolmente affermare come il quinto disco sulla lunga distanza degli americani Wayfarer fosse tra i più attesi, tra quelli più aventi quell’aura di aspettativa che permea le band in prospettiva di rampa di lancio su canali maggioritari rispetto al loro stesso passato. Difatti, se per il resto del mondo la formazione di Denver incide ancora per Profound Lore, per l’Europa il nuovo “American Gothic” trova luce attraverso l’immarcescibile colosso Century Media. E le ambizioni, per forza, crescono.
Avevamo lasciato la band di Isaac Faulk, batteria/tastiere, e Shane McCarthy, prima voce/chitarra, dopo la pubblicazione del precedente “A Romance With Violence”, lavoro che ampliava in modo teatrale quanto fattoci scoprire all’epoca del terzo “World’s Blood” – l’episodio della loro discografia che rappresenta tuttora un po’ la svolta della loro storia, quello che ha messo il nome Wayfarer sulla bocca di moltissimi appassionati di black metal atipico, progressivo, open-minded, ‘post-‘, atmosferico, chiamatelo come volete.
“World’s Blood” fondeva alla perfezione sonorità blackish a paesaggi western, in un immaginario prolifico ed innovativo che nessun’altra band prima di loro aveva saputo creare. Forse gente come Solstafir – seppur nei deserti ghiacciati della nordica Islanda e non nelle ampie vallate del multiforme Colorado – Primordial, Borknagar, in parte Enslaved, ha saputo dipingere con coerenza e maestria quadri musicali sì dettagliati, unici e profondi, tali da portare alla simbiosi completa provenienza geografica, storia della nazione, clima e stile proposto da un gruppo.
Come accennato sopra, il successivo “A Romance With Violence” presentava ulteriori rimandi all’epopea Far West, al country americano, all’avantgarde, allargando la visione dei Wayfarer verso lidi esterni alla già troppo ristretta categorizzazione ‘black metal’.
Ebbene, con “American Gothic” – titolo eloquente, del resto – questa mutazione protrusa in direzioni rock e meno aggressive fa un ulteriore passo in avanti, producendo il lavoro più accessibile ed orecchiabile dei Nostri; definiamolo pure come il più commerciale e pulito fin qui composto da una band che continua a maturare e perfezionare il suo stile senza timori alcuni, soprattutto quelli di scontentare magari i fan di vecchia data (quelli che, come chi scrive, adorano pure i primi due album, “Children Of The Iron Age” e “Old Souls”). Siamo di fronte ad un disco prodotto curato e arrangiato magnificamente, in cui la (relativa) carenza di cattiveria e ferocia viene soppesata da un’epicità spaventosa, da una collezione di riff e pattern di batteria da spellarsi le mani, da tastiere che riempiono vuoti e li colorano come mai prima nei dischi dei Wayfarer, da una combinazione di voci che alterna senza paura registri ed effettistiche di vario tipo, per una completezza di sound piena, vivace ed appagante.
Il lavoro è anche un chiaro e dichiarato grido di protesta verso l’America intesa come Stati Uniti d’America: in “American Gothic”, come declama giustamente la nota biografica, si celebra il funerale del Sogno Americano e titoli quali “The Thousand Tombs Of Western Promise”, “Reaper On The Oilfields”, “A High Plains Eulogy” e “Black Plumes Over God’s Country” la dicono lunga.
Oltretutto, come a delimitare attraverso tappe l’evoluzione stilistica del gruppo, la tracklist del nuovo Wayfarer parte pestona e massacrante per andare via via a scemare verso la nuova incarnazione più country e, appunto, gothic americana. Anche per questo motivo, ci preme sottolineare come la doppietta iniziale formata dalla già citata “The Thousand Tombs…” e da “The Cattle Thief” valga da sola l’acquisto dell’album, seguita da vicino dal glorioso singolo “To Enter My House Justified”: tre brani per il perfetto link tra “A Romance With Violence” ed il ‘nuovo corso’, sicuramente le composizioni più epiche e ridondanti mai composte dai quattro cowboy.
Man mano che si procede lungo il minutaggio, aprendo una parentesi per la notevole “Black Plumes Over God’s Country”, anch’essa piuttosto massiccia, i Wayfarer mettono sul piatto non più polvere da sparo, inseguimenti a cavallo tra la polvere e brutali duelli all’ultimo sangue, bensì una decadente prosopopea di canzoni tra il sognante ed il languido, guidate da partiture country rock che aprono squarci dark ed oscuri nelle assolate lande americane. “Reaper On The Oilfields” e “A High Plains Eulogy” sono in pratica delle semiballate ipnotiche che ammaliano e accarezzano i sensi, mentre la conclusiva “False Constellation” lascia l’amaro in bocca per la sua cadenza trascinata e sensoriale: tutte canzoni che necessitano di diversi ascolti per essere apprezzate appieno e, più che altro, per essere contestualizzate bene all’interno della trama di “American Gothic”.
Se pensiamo che questi ragazzi si sono formati solo dodici anni fa e hanno tirato fuori cinque perle di dischi uno dopo l’altro, senza praticamente sbagliare nulla, c’è da restare a bocca aperta. A noi questo lavoro sa tanto di disco di transizione, eppure l’anima all’interno è pienamente Wayfarer e, nonostante il voto sia un pelo inferiore al precedente, in termini di maturità e capacità di costruire canzoni siamo in realtà al cospetto del miglior album della loro storia. Da avere subito.

 

TRACKLIST

  1. The Thousand Tombs Of Western Promise
  2. The Cattle Thief
  3. Reaper On The Oilfields
  4. To Enter My House Justified
  5. A High Plains Eulogy
  6. 1934
  7. Black Plumes Over God's Country
  8. False Constellation
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